Il Napoli cede al rinnegato Carlo Ancelotti il suo diavolo della Tasmania, Allan Marques Lodeiro. Il vortice contagioso del brasiliano che risucchiava palloni e caviglie così si dirada.
1. L’acquisto
5 anni orsono, in una derelitta estate pallonara, i tifosi del Napoli affrontavano con sospetto il parvenu Maurizio Sarri. La domanda era lecita: “Quanto sarebbe durato sulla panchina azzurra?”. Allenatore accademico del fumo e dogmatico del calcio cercò, sin da subito, anche a Napoli l’estetica e l’efficienza del suo calcio in un centrocampo a 3.
Scelse Jorginho Frello piuttosto che il fidato Mirko Valdifiori come perno di regia del triangolo di gioco. Affidò scettro e cattedra alla maestria del capitano Marek Hamsik per le filamenta della manovra offensiva. Alla gioiosità geometrica e d’attacco di tale coppia di mediani mancava un portatore d’acqua, un recuperatore di palloni.
Il Napoli nel frattempo avendo perso il proprio Direttore Sportivo, Riccardino Bigon, assoldò per analogo compito tale Cristiano Giuntoli. Enfant prodige della classe dirigente calcistica italiana, il Cristiano piazzò dalle retrovie del suo background provinciale nel Caripigiano il suo primo colpo, Allan Marques Lodeiro. Quest’ultimo, medianaccio di un’asfittica squadra di bassa classifica, l’Udinese, fu reinventato da mediano metodista a incontrista. L’impatto è folgorante e anche realizzativamente proficuo: tre reti nelle prime 10 gare. Sembrerà Arturo Vidal; si rivelerà un Gennaro Gattuso.
2. Il diavolo della Tasmania
Dotato di gambe toste e tozze, ha trasformato il caracollare tipico brasiliano in una modalità di riconquista della palla mordace. Quando in realtà tale atteggiarsi in campo appartiene alla famiglia dei fantasisti verdeoro. Le cosce di Allan una tenaglia; il pallone per lui ciò che per il toro rappresenta il telo rosso. In questo verticale barcollare a velocità mai basse Allan era in grado di creare una confusione a conclusione della quale l’esito era sempre lo stesso: il brasiliano solo con il pallone, vincitore.
Se il ruolo d’interno lo ha consacrato al grande calcio, anche per una discreta dose di tecnica che attraversava la sua ordinaria instancabilità, a parere di chi scrive l’Allan più maturo è quello dei primi 6 mesi di Ancelotti. Sebbene non rifinitore, era divenuto in grado di accompagnare offensivamente la manovra e di consentire alla squadra di restare alta recuperando la sfera in avanti e velocemente. Hamsik fu scelto per presidiargli le spalle.
Arrembante, in picchiata rapace durante gli inserimenti, talvolta ciechi, il più delle volte fisici, all’apice della sua esperienza l’inizio di una discesa scientemente voluta per accelerare l’addio al Napoli.
3. Il tramonto del Re Leone
Una notte da Re sole a Parigi, tanto è bastato alla dirigenza parigini per convincersi che il brasiliano del Napoli fosse l’uomo giusto per la propria mediana. Allan giganteggiò in quattro partite europee contro le mediane di Liverpool e Psg. Così, verso metà Gennaio, arrivò l’offerta irrinunciabile per il ragazzo e per la società partenopea dalla capitale francese. Mittente Al Khelaifi, il ricchissimo presidente arabo del suddetto club.
Dal momento che il Napoli aveva nel frattempo già ceduto alle richieste di cessione del fedele Hamsik, la società azzurra decise, non essendo cosa buona e giusta smobilitare a metà anno, di rifiutare seccamente l’offerta salvo ulteriori ed esosissimi rilanci. Allan rimase ovviamente al Napoli scontento, pur non avendo lasciato nulla al caso. Il ragazzo, infatti, convocato intanto anche in nazionale, giunse finanche allo scontro fisico con Giuntoli affinché le sue doglianze venissero accolte.
Da lì, un lungo distaccamento professionale dalla causa partenopea, che trovò l’ultimo e definitivo strappo nella notte di Salisburgo, quando Allan contrariato dalle decisioni disciplinari di una società già a lui invisa aggredì il vice Presidente Edo De Laurentiis negli spogliatoi del San Paolo. Indebite per Allan furono sia la presenza che le parole del figlio del presidente. In seguito, un lungo countdown fino alla agognata cessione a Carlo Ancelotti che lo ritiene ancora tutt’ora quello che Allan è ossia un onesto lavoratore divenuto campione. A dimostrazione ciò, peraltro, di come ben più complesse erano le dinamiche dell’ammutinamento.
Lo pagherà, Carlo Ancelotti,poco meno di 30 milioni… quanto vale oggi nel calcio un onesto lavoratore. Ma i tifosi del Napoli sanno cosa stanno per perdere, un campione, anche se lo avevano perso già da tempo.