Nato a Napoli il 20 ottobre 1975, dopo l'addio al Napoli di Maradona è restato legato la calcio grazie a Zdenek Zeman. Giornalista e zemaniano cerca di raccontare questo sport con il 4-3-3
Dopo tre rimonte consecutive, primo pareggio per gli uomini di Zeman senza segnare e subire gol.
La partita
Prima partenza lenta del Pescara di Zeman, la Cremonese, ben messa in campo, concede poco alla manovra abruzzese che sembra non avere la solita velocità, a dire il vero gli uomini di Zeman hanno iniziato molto bassi e con entrambi i terzini bloccati. Forse, per la filosofia di Zeman, un primo tempo preoccupante, per la mentalità che chiede, ai suoi, il Boemo. Poco movimento senza palla , e le buone marcature della Cremonese, specialmente quella di Piccolo su Brugman, materializzano il peggior primo tempo e la peggior prestazione offensiva, del Pescara fin ora. La migliore in copertura e in concentrazione difensiva certo, ma in avanti si doveva e poteva fare di più. Negli spogliatoi, Zeman sembra aver dato una scossa alla squadra che ha lentamente preso coraggio, guadagnando molto campo. La Cremonese è stata schiacciata nella propria metà campo, costretta a giocare lanci lunghi verso gli attaccanti. Purtroppo, il cambio di atteggiamento non ha portato gli effetti sperati, un pò per l’esperienza della Cremonese, e un pò per scelte sbagiate negli ultimi metri e nell’ultimo passaggio, Del Sole e Baez specialmente tenendo troppo palla, hanno vanificato alcune buone occasioni per passare in vantaggio. Le note positive, oltre la porta inviolata, sono la crescita di Capone e Colibaly, e la buona prestazione di Kanouté in cabina di regia, dove anche Brugman non aveva fatto male, impegnandosi anche in fase difensiva, ma il senegalese sembra incarnare al meglio le caratteristiche del play zemaniano.
Cremona – Il tecnico del Cremona, parlando della gara di domani contro il Pescara ha tessuto le lodi del Boemo.
“Zeman ha una mentalità molto offensiva, lui è un maestro di calcio per me. Gli faccio i complimenti per il fatto che abbia il miglior attacco, ha un’ottima squadra a disposizione che gioca bene, ariosa. Ha un gioco veloce, bello da vedere, dovremo cercare di arginarli Fermarli è impossibile, anche il Frosinone, che col Palermo è la favorita a salire, ha fatto fatica a contenere, non dovremo essere rinunciatari, qualche accorgimento sicuramente andrà preso ma andrà fatto bene”.
PESCARA – Dopo tre rimonte subite, e altrettanti pareggi, Zeman ha parlato e fatto capire, che lavorare su due disattenzioni è sicuramente più agevole rispetto ad una partita sbagliata. Il Boemo sempre illuminante, di seguito le sue parole.
La gara con la Cremonese
“La Cremonese è una buona squadra con giocatori esperti, provenienti dalla serie C. Giocano un calcio semplice ed equilibrato. Martedì abbiamo fatto una gara sufficiente, ma la squadra ha fatto due valutazioni sbagliate sui gol dell’Entella, più facile quindi correggere due errori che un’intera partita sbagliata. Non abbiamo subito nulla nemmeno dopo i gol subiti, il nostro portiere non ha fatto nessuna parata. I singoli devono acquisire la concentrazione giusta per giocare ogni palla con lo stesso impegno. Non ho bisogno di fare cambi, tranne chi è fuori per motivi fisici.”
Su Brugman
“Brugman per voi è stato il migliore da regista, ma lo è stato anche da mezzala. Giocherà, vedremo dove. Lui ha giocato 115 palloni, ma 100 erano inutili, almeno in quella posizione. Gli chiedo più verticalizzazione e di cercare gli attaccanti. Bisogna rischiare il passaggio, se giochi con i difensori o i terzini serve a poco. Se gioca diversamente può fare il regista. Se noi siamo attivi in avanti, mi sta anche bene subire un contropiede, se siamo passivi invece no. Quando gli avversari hanno palla e ci saltano non dobbiamo mai fermarci ma continuare la fase difensiva”.
Su Zampano e gli attaccanti
“Zampano ha un problemino al piede, Crescenzi sembrava più pronto. Zampano è il giocatore più preparato per il mio calcio, ma anche il più imprevedibile. Ogni tanto perde la ragione, ma ha qualità importanti. Pettinari invece può avere un calo, non si possono fare triplette ogni partita. Poi però dipende anche da come giocano i compagni e da come lo cercano. Del Sole a volte vuole strafare, non cerca le cose semplici, ma ha grandi qualità tecniche e deve imparare a giocare con la squadra”.
L’allenatore del Pescara, approfitta del giorno di riposo per rilassarsi con il suo hobby preferito, il golf. Ospite del Golf Club di Miglianico (Chieti) ha parlato anche della serie A.
«Lo scudetto? Mi piacerebbe lo vincesse il Napoli. Oggi è l’unica squadra che nella serie A gioca un calcio che mi piace». Lo ha detto il tecnico del Pescara Zdenek Zeman, al Golf Club di Miglianico (Chieti) dove si è recato per partecipare al Pro/Am dell’Abruzzo Open Alps Tour di Golf, manifestazione di carattere internazionale che inizia domani, e che viene ospitata per il quarto anno consecutivo nel circolo miglianichese. Zeman, che ha giocato in una squadra a 4, di cui facevano parte il suo vice al Pescara Vincenzo Cangelosi e l’ex calciatore Simone Pepe, ha poi parlato anche del gap che si è creato tra il calcio italiano ed europeo: «Oggi c’è ancora una differenza fra il nostro calcio e quello di altri Paesi Europei, come dimostrano anche i risultati delle Coppe e della Nazionale». Per quanto riguarda il rocambolesco pareggio conseguito con l’Entella, il terzo della serie subito dal Pescara pur essendo in doppio vantaggio, Zeman ha detto sorridendo: «Stanotte ho dormito poco perché i miei ragazzi mi hanno fatto innervosire. Il problema è la giovane età della squadra che ha bisogno ancora di tempo. Subire queste rimonte non è bello, ma la squadra rispetto alle partite precedenti ha subito meno».
Primo tempo ad alta intensità per entrambe le squadre. La Lazio però, sembra aver pagato atleticamente gli sforzi, per arginare il dinamismo del Napoli, coprendo bene le linee di passaggio e ripartire in velocità, Immobile su tutti ha creato non poche difficoltà al Napoli, innescando l’azione che porta al goal di De Vrij. Difficile parlare di errore difensivo del Napoli, Immobile da ala destra fa due belle cose, una nel superare Allan e l’altra nel crossare al centro, evitando il contrasto di Koulibaly. Nel secondo tempo, il calo della Lazio si nota anche in concentrazione, il Napoli dopo il pareggio dilaga e si concede anche il capolavoro di Mertens, gol in stile Maradona e punteggio pieno.
La psicologia del Napoli ha detto finora che la squadra rende più in atto che in potenza e la partenza del portiere spagnolo sarebbe un autogol clamoroso.
Un antico scritto di Aristotele, in cui il filosofo greco accorgendosi che la materia è potenza e quindi ha il potenziale di assumere o no una determinata forma, concludeva che una volta raggiunta la forma si dice che la materia è passata all’atto. Esatto il Napoli ha raggiunto la sua forma dopo vari passaggi e non si può parlare più di potenziale, ma di una squadra con una sua psicologia che rende in fiducia e in sicurezza. Lo dimostra la storia della sua evoluzione, che racconta di un cambio modulo e la svolta della stagione successiva con l’infortunio di Milik e il costante minutaggio di alcuni interpreti fondamentali. Ovviamente senza il lavoro di Sarri sul campo e il lavoro maniacale sui principi e i concetti di gioco non starei qui a parlarne. Direte voi questo è impazzito vuole fare il Gabriele La Porta del calcio, assolutamente no, anzi se ne avessi la cultura proverei ad emulare i vecchi editoriali calcistici di Carmelo Bene, semplicemente inarrivabile, quindi è solo una mia analisi maturata dopo la prima conferenza stampa di Sarri, e ho deciso di scriverla dopo la prime uscite ufficiali degli azzurri. La squadra infatti ha mostrato un gruppo consapevole dei propri mezzi e pronto a lottare per il vertice, a Dimaro il tecnico toscano invece ha ridimensionato le ambizioni del Napoli, parlando di percentuali non facilmente migliorabili. Dopo i rinnovi della società penso siano maturi i tempi in cui il gruppo va esaltato mediaticamente dal suo tecnico, specialmente dopo le dichiarazioni entusiastiche dei calciatori sul voler competere per lo scudetto, vedi Hamsik dopo Nizza-Napoli. Insomma la squadra non mi sembra in eccesso di entusiasmo, sente di potercela fare e se Sarri le dicesse “Vinci” come fece Adriana in Rocky 2 forse le darebbe più responsabilità e completezza ai suoi percorsi tatticoemotivi.
Il 4-3-3
Questo modulo era nei desideri di una parte della squadra ma specialmente del presidente già ai tempi di Mazzarri. De Laurentiis chiamò Zeman nel 2012 non proprio per parlare di Vargas, ma si innamorò di quel Pescara di giovani, tra cui il suo Insigne e Verratti, il resto è storia. Con l’arrivo di Benitez il Napoli passò al 4-2-3-1 con ottimi risultati e spesso un buon gioco, ma il modulo è sempre stato circondato da scetticismo e ha insinuato il tarlo del 4-3-3 in modo sempre più insistente, tant’è che il 4-3-1-2 di Sarri, nonostante vari innesti, ereditò le depressioni del modulo rafaelita. Era chiaro, la squadra non era più psicofisicamente disposta ad adattarsi ad un modulo in cui non credeva, lo dimostrano i magici effetti del cambio tattico, lo storico modulo del calcio totale ha saputo esaltare le qualità e le caratteristiche dei singoli. L’impatto psicologico è stato dirompente e non va sottovalutato, l’aspetto tattico da solo non basta.
Milik, l’infortunio e la svolta della scorsa stagione
Se il cambio di modulo è stata una decisione presa di comune accordo, l’altra svolta di Sarri è stata da un lato casuale e si è verificata dopo l’infortunio di Milik. Prima di questo sfortunato evento la situazione tattica prevedeva: una staffetta forzata tra Insigne e Mertens, Milik preferito a Gabbiadini e come sempre Callejon insostituibile ala destra e terzino aggiunto. La situazione psicologica raccontava di un Insigne nervoso per il cambio sistematico con Mertens che a sua volta non gradiva la panchina, Gabbiadini, pressato dallo scetticismo della piazza e del tecnico, non riusciva ad esprimersi nelle occasioni in cui è partito titolare e pare che Sarri da tempo già pensasse a Mertens come prima punta in disaccordo con ADL, che voleva si puntasse sul Bergamasco. Ovviamente Sarri ha avuto non poche difficoltà a gestire le leadership del tridente, che paradossalmente senza Higuain è più puro, ma l’assenza di Milik ha lentamente dato gli equilibri giusti, Insigne finalmente impiegato per 90 minuti cominciò ad offrire prestazioni di livello e gol, Mertens si scopre centravanti da 4-3-3 con sponde spalle alla porta e inserimenti da veterano del ruolo. Anche qui la componente psicologica è stata fondamentale e Sarri ne deve prendere atto capendo che non si può sempre contare sulla fortuna e sul caso, in alcune partite era evidente la forzatura di certi cambi di cui non si sentiva la necessità.
Il caso Reina e la retroguardia di Sarri sono il 10% che manca al Napoli
Non siamo più nell’era Mazzarri dove era ovvio non sbilanciarsi e parlare di scudetto. Ho ripercorso queste fasi, tattiche e psicologiche, perché dopo l’era Benitez e la consacrazione con Sarri, non penso si possa ancora presentare, ad inizio stagione, un Napoli che è lontano dal lottare per vincere. Sarri è un grande tecnico e credo fortemente che sbilanciandosi sulle ambizioni, come il resto della squadra, che è si giovane ma è cresciuta tanto, può dichiararsi una candidata alla vittoria finale. Forse anche De Laurentiis è stanco di rinnovare, aumentando gli ingaggi, e sentire il suo allenatore mediaticamente poco ambizioso? Magari penserà: “Io non glielo rinnovo Reina tanto quello me sta sempre a ddi che non possiamo vince!”. Certe cose non le sapremo mai penso sia stato giusto smentire le parole di ADL sullo scudetto, spetta all’allenatore sbilanciarsi e tracciare la linea da seguire, bisogna però risolvere la situazione del portiere spagnolo subito, perché questo teatrino è deleterio e la partenza sarebbe nociva. Ci vuole il rinnovo immediato, a Sarri spetterà mostrare un pò di coraggio e ottimismo in più, darebbero quel 10% che manca alla squadra per completare la forma di un capolavoro e magari a lui più convinzioni per non sentirsi più un intruso nell’olimpo del calcio