Un Ottavo di finale apparentemente non complicato si è rivelato una vera agonia per gli azzurri. Sin dalle premesse, la polemica sull’inginocchiarsi o meno dell’Italia prima del fischio d’inizio ha creato inutili tensioni. Poi la tenacia austriaca ha irretito la compagine del Mancio. Gli italiani infatti hanno dovuto aspettare il 120′ per festeggiare il passaggio del turno. I cambi dalla panchina decisivi per la vittoria!
1. Black lives matter
Le due magliette rosse indossate dai tennisti italiani, Panatta e Bertolucci, nella finale di Coppa Davis del 1976 a Santiago del Cile in segno di protesta al regime sanguinario di Pinochet mentre il dittatore assisteva alla partita sugli spalti. Il saluto romano non sferrato nell’aria da Bruno Neri, calciatore della Fiorentina, prima di una partita del campionato italiano all’epoca del fascismo. Le svastiche che intimoriscono e spaventano quando spuntano disegnate sempre più frequentemente sui muri delle nostre città. Il simbolismo sociale e politico non è un concetto svuotato di contenuti concreti.
Dipende solo da quanto interessi una battaglia! Il Fascismo preoccupa ancora gli italiani per le conseguenze che comporta. Basta studiare un libro di storia di Quinta elementare per rinfrescarsi la memoria. Il riconoscimento invece di una migliore posizione sociale e culturale del popolo africano in Occidente non rappresenta priorità degli animi tricolore.
Lo dimostra Chiellini che scambia l’inchino disputato come un gesto di lotta politica al Nazismo. Il sostituto capitano della nazionale italiana, Bonucci, un paio di anni orsono ammoniva la reazione scomposta del suo compagno di squadra alla Juventus Moise Kean per aver reagito, quest’ultimo, agli ululati razzisti piovuti dagli spalti della Sardegna Arena di Cagliari e a lui indirizzati. Anche il vice capitano Leonardo dunque sarebbe risultato inadeguato nel dare spiegazioni alla stampa sui termini etici e morali della scelta.
Il referente politico della spedizione azzurra, ossia il Presidente della Federazione Gravina, aveva tracciato la strada, come del resto anche lo stesso Mancini: chi vorrà s’inginocchierà. Una concessione di libertà espressiva un tantinello troppo spinta per un Paese che ha una libertà di stampa appena più effettiva della Corea del Nord e che al momento vanta al Governo un Partito come la Lega Nord.
Alla fine l’Italia ha scelto l’opinabile strada del cameratismo militare. Così non si è inginocchiato nessuno, perdendo un’ulteriore occasione di risultare simpatica, democratica o almeno contemporanea.
2. Il Primo Tempo
Il match contro l’Austria appariva insidioso ma alla lunga pochi erano i dubbi su chi avrebbe passato il turno. L’Italia aveva l’arduo compito di giocare bene al calcio, rispettare i pronostici in un ambiente completamente diverso da quella di Roma. La partita si è disputata nel tempio del calcio inglese, Wembley, al cospetto di pochi tifosi e non tutti italiani.
Gli austriaci dal canto loro, guidati da un tecnico di origine italiana (Foda), hanno dimostrato sin da subito di aver fatto i compiti, proponendo un 451 attendista ma non speculativo. Il 3421 con cui in modo molto offensivo attacca l’Italia consentiva agli azzurri di schiacciare costantemente l’Austria nella propria area di rigore. Tuttavia, è sempre risultato impossibile per gli azzurri entrare con le combinazioni in area di rigore.
La Nazionale per almeno tutti i tempi regolamentari si è affidato al tiro da fuori. Immobile e Barella i più pericolosi. Molto male Berardi, anche Insigne che però si salva sfoggiando prestazione di grande abnegazione difensiva.
3. Il Secondo Tempo
Più il tempo però trascorreva e più il dominio posizionale del campo diventava per l’Italia difficile attuarlo. Le energie psicofisiche andavano lentamente prosciugandosi. Così l’Austria, nel 2 tempo, meno pressata prendeva il sopravvento, alzando i terzini Lainer e Alaba e costringendo Insigne e Berardi a rincorrerli.
Le due mezze ali austriache, Sabitzer e Schlager, agendo alle spalle di Barella e Verratti (autori di prestazioni non scintillanti) impedivano ai centrocampisti azzurri di mettere pressione al regista Grillitsch. Quest’ultimo sempre libero, quindi, di ordire la manovra insieme ai due centrali di difesa. Immobile costretto progressivamente ad un torello.
Alla fine l’Austria rischiava anche di vincere anzitempo il match. Arnautovic segnava un gol che per pochi centimetri è risultato irregolare per offside. L’Italia metabolizza lo spavento accogliendo di buon grado la soluzione supplementari, anche se Berardi avrebbe la palla a tre minuti dalla fine per segnare il gol partita. Tuttavia, il fantasista calabrese la spreca malamente con una rovesciata manifesto della sua serata poco lucida.
4. Primo Tempo supplementare
I cambi di Mancini, tra la metà del secondo tempo e la fine dei 90 minuti, servivano per dare una verve atletica e fisica necessaria per attaccare le spalle di una difesa biancorossa molto organizzata, per vincere duelli in mezzo al campo contro gli arcigni austriaci e infine creare superiorità numerica. Locatelli, Pessina, Chiesa e Belotti riescono nel compito a cui fino a quel momento, maestosamente, si erano dedicati in pochi: Spinazzola, Di Lorenzo e i due centrali difensivi.
Jorginho dall’alto della sua classe si è erto, come sempre, con intelligenza sopra tutti gli altri: ormai è davvero in onda su tutte le frequenze mondiali Radio Jorginho per come gioca e comanda.
L’attacco puntuale alla profondità di Chiesa, servito dallo spaziale Spinazzola che è così in forma da costringere Insigne a fare il fluidificante per lasciargli il posto da ala, è vincente. Il figlio di Enrico sfrutta una esasperata diagonale di Alaba, si ritrova dunque solo sul lato destro dell’area, stoppa il pallone, rientra sul sinistro eludendo il disperato rientro del centrale austriaco e fulmina il portiere avversario con un tiro di sinistro che finisce all’angolino basso del secondo palo.
Poi entra in scena Insigne. Dopo tanti minuti di pavida diligenza, sfodera una punizione all’incrocio che avrebbe meritato il gol ma il portiere austriaco mette le mani e devìa in angolo. Lorenzo, inoltre, indovina un assist per Acerbi in un inusuale posizione di centroavanti. Il leone della Lazio passa rocambolescamente la palla a Pessina, che non si fa pregare e alla Perrotta segna il gol del 2-0.
5. Secondo Tempo Supplementare
Il gol di Pessina, il forcing azzurro per realizzare dinanzi all’avversario sanguinante il colpo del Ko, risultano decisivi e segno di grande maturità. Infatti, l’Austria non si arrende. E prima impegna Donnarumma alla grande parata. Poi Sabitzer spreca da pochi passi un gol già fatto sparando in tribuna.
Infine, il centroavanti subentrato ad uno splendido Arnautovic (che ha severamente impegnato Bonucci), tale Kalajdzic, giocatore molto stimato in Bundes dove nell’ultima stagione ha siglato 16 reti, dall’alto dei suoi 2 metri spizza in tuffo una palla proveniente dal corner destro del teleschermo la quale trova il corridoio giusto per insaccarsi in porta sul lato del primo palo.
La partita sembrerebbe riaperta ma in realtà l’assedio austriaco risulta fortemente sterile, consentendo all’Italia di difendere senza affanni il vantaggio che la porta a Monaco di Baviera per giocarsi all’Allianz Stadium i Quarti di finale dell’Europeo contro Belgio o Portogallo.
Massimo Scotto di Santolo
