Marocchi manda in onda il calcio antico e Conte non ci sta (VIDEO)

Marocchi in tv difende un calcio che in Italia sta sparendo. Indimenticabili gli attacchi a Zeman e il siparietto con Balotelli. Il cappello in aria a Conte non è proprio andato giù.

Esistono modi e modi per difendere un calcio che in Italia sta mano a mano sparendo. È ancora radicata una certa mentalità certo, che frena certi progetti di gioco, però di base oggi un allenatore parte sempre con il tentativo di fornire un’identità di gioco. Ma Marocchi ieri, in diretta su Sky con Conte, non ha aiutato la sua visione di calcio “preistorico” a restare in auge. Il suo modo di esprimere un concetto, con il termine “cappello in aria”, non è stato entusiasmante se non per gli amanti del calcio da oratorio.

Per quanto i risultati di classifica e di palato non stiano dando ragione a Conte, per quanto possa non piacere a tanti, non gli si può dare torto nella polemica con Marocchi. Ad un allenatore moderno non gli si può chiedere di non allenare il gioco e di far giocare un calcio alla viva il parroco. Di certo Conte poteva evitare di sparare a zero sul calcio dei suoi tempi, etichettandolo di improvvisazione e rischiando di fare di tutta un erba un fascio. Ai suoi tempi c’erano Zeman, Sacchi, Del Neri etc., gente che faceva dell’organizzazione di gioco il loro credo predicando nel deserto. Siamo sicuri non ce l’avesse con loro e nemmeno con Zeman quando ha detto di non essere il tipo di allenatore che manda tutti avanti.

SALVIO IMPARATO

https://fb.watch/1XgCxqvBbf/ (il video Conte vs Marocchi)

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Zeman: “Cosa cambia questa vittoria me lo diranno domani i giornali”

ZEMAN-LAZIO-JUUVENTUS

Così si espresse Zdenek Zeman dopo il 4-0 rifilato alla Juventus di Marcello Lippi. Quella goleada del 29 ottobre 1995 resta la vittoria più larga della Lazio contro la Juventus all’olimpico.  Ecco il racconto di quella fantastica partita del corriere della sera.

SALTO IN ALTO LAZIALE

Esemplare salto in alto laziale, con folate di gioco sontuoso, con snodi a tutto pressing e ripartenze sfreccianti, per schiantare la Juve, senza nemmeno quel pathos che la sfida preannunciava. Ne discende una quaterna fiorita sulle macerie del reparto difensivo bianconero, pure se gli “zemaniani” sprecano quanto meno cinque occasioni (due Signori, prima d’ esplodere il sinistro apripista; poi Fuser, Casiraghi, e il “panchinaro” Boksic) martellando continuamente Peruzzi, acrobata spesso squadernato dentro e fuori porta. Lippi monta l’ opposizione friabile, aggravata da due attaccanti complementari come Del Piero o Di Livio fermi ad aspettare, mentre Ravanelli, incapsulato fra Chamot e Negro, resta l’ unico riferimento vero la’ davanti, dove evaporano i suggerimenti griffati Paulo Sousa, durante venti minuti di traballante equilibrio.

LA JUVE CAMMINA E ZEMANLANDIA VOLA

Nostra Signora cammina e forse, aspettando Gianluca Vialli, vorrebbe specchiarsi dentro le inerzie degli oppositori. Orientati ad applicare l’ arte del risparmio secondo recenti referenze. Invece no. Invece, il precettore boemo, ha deciso di riaprire “Zemanlandia”, trovando presto, lungo la corsia destra, le veloci sovrapposizioni Nesta Rambaudi, cosi’ trapassanti, cosi’ paralizzanti per l’ accoppiata Torricelli Tacchinardi. Li’ s’ aprono le voragini iniziali; da li’ la Lazio propone girandole di variazioni e aggiustamenti, che impegnano la creativita’ di Winter e l’ estro di Fuser, con destinazione Signori, oppure verso Casiraghi, sempre a ritmi assatanati. Percio’ , nelle file juventine ci vorrebbero tre quattro Ferrara, improvvisamente “clonati”, dovendo tamponare sul tridente inarrestabile, che permette le serpentine di Signori nonostante i tentativi di frenarle da parte di Porrini; che fa schizzare Casiraghi in asse e interscambio con il propositore occasionale.

Certo, annotata la prima prodezza di Peruzzi, che in tuffo ruba proprio l’ attimo all’ ex centravanti bianconero, le speranze juventine sembrano esistere quando Ravanelli, ostacolato da Negro, tenta la palombella contropiedistica. Traiettoria sbagliata, ma sullo slancio il centrale urta l’ amico Marchegiani, provocandogli la sospetta lesione ai crociati posteriori del ginocchio sinistro. Dentro Orsi, che collezionera’ giusto due traverse e un palo (lo stacco di testa sull’ 1 0 di Ferrara, fruitore d’ un corner di Di Livio; quindi le sfortunate esecuzioni finali di Ravanelli e Vialli per recuperare un po’ d’ onore), senza rimpiangere la sua panchina. Si’, quando le squadre di Zeman girano, il portiere diventa ruolo marginale.

Tuttavia, sotto di due reti (ma la moviola dimostrera’ che Ferrara aveva rintuzzato la botta Casiraghi proprio sulla linea), mastro Lippi s’ ingegna per attutire gli effetti devastanti dello spettacolo laziale. Via Torricelli e Di Livio; avanti con le tre punte dei bei tempi; entra Marocchi in mezzo, mentre Tacchinardi scala dietro accanto a Ferrara, e Carrera fronteggera’ Boksic, sostituto d’ un arrabbiato Beppe Signori.

Zeman gestisce le proprie enormi risorse offensive, ricorrendo a soluzioni sempre sgradite. Il tecnico laziale pare ad ogni modo vicino all’ opera tecnico tattica memorabile, garantita dalla duttilita’ dei suoi tre centrocampisti, cui sovrintende Di Matteo, e dal momento si’ dello scattista Rambaudi, decisivo “universale”. Tale intensita’ corale, alleggerisce le fatiche del quartetto arretrato, connotato da un rendimento accettabile fra coriandoli juventini, Del Piero in particolare. Il “Pinturicchio” latita, sovrastato da Nesta e dai raddoppi che azzecca Chamot. Mai una giocata, mai un lampo o un colpo di genio nel sorpasso biancoceleste. Chi soccorrera’ allora la Signora in crisi?

LE PAROLE DI UN IMPERTURBABILE ZEMAN

Imperturbabile Zeman. Non spende nemmeno un sorriso, sforna le immancabili risposte ironiche e pungenti, insomma si concede poco alle manifestazioni di gioia. Eppure la sua Lazio ha “matato” i bianconeri, e’ proiettata verso il vertice della classifica e si propone come la piu’ accreditata rivale del Milan nella corsa allo scudetto.

“Mi sono divertito e la squadra mi ha dato grandi soddisfazioni sul campo”, taglia corto Zeman alla prima domanda. Ed e’ inutile cercare paragoni con il passato, con questa o quella partita dello scorso anno o del periodo in cui era sulla panchina del Foggia. “Soffro di sclerosi, non mi ricordo”, e’ la sua disarmante risposta. Unica concessione, l’ elogio per la vittoria: “E bello battere la Juventus, e’ la prima della classe ed e’ campione d’ Italia”. Il tecnico, sguardo volpino ed espressione neutra, respinge al mittente qualsiasi tentativo di riaprire polemiche o di accenderne qualcuna dell’ ultima ora.

“Boksic? Quando e’ entrato ha fatto bene . dice . : e’ un giocatore tesserato per la Lazio. Signori arrabbiato per la sostituzione? Mi ha solo chiesto a chi doveva lasciare la fascia di capitano”. Della trionfale vittoria contro gli uomini di Lippi poco o niente, dall’ allenatore boemo: “Sul valore della mia squadra non ho mai avuto dubbi. Il migliore? Per me sono stati tutti bravi”. Piuttosto, Zeman e’ preoccupato per l’ incontro di ritorno di domani contro il Lione in Coppa Uefa: “Insisto. La formula e’ sbagliata: I nostri avversari hanno giocato venerdi’ , hanno piu’ tempo a disposizione per recuperare”. Casiraghi e’ invece al settimo cielo.

LE PAROLE DI CASIRAGHI AUTORE DI UNA DOPPIETTA

Ha firmato una doppietta contro la formazione che l’ ha lasciato andare via e ha stravinto il confronto a distanza con Ravanelli, suo rivale in nazionale: “La Juventus? Non mi interessa piu’ di tanto”, replica a chi gli chiede se qualcuno non abbia rimpianto la decisione di accantonarlo.Inevitabilmente, si parla di Scudetto.

“Il cammino e’ ancora lungo, riparliamone dopo le partite contro la Fiorentina e il Milan. Si decidera’ tutto li’ “, annuncia Casiraghi. La Lazio, comunque, sembra trasformata rispetto allo scorso torneo, quando la retroguardia assomigliava tanto a un colabrodo: “Siamo ancora imbattuti. E siamo cresciuti: siamo meno belli ma piu’ concreti, direi cinici. Abbiamo imparato anche a buttare la palla in tribuna, come e’ successo in Coppa Italia a Udine: mi sembra che proprio la Juventus, l’ anno scorso, abbia fatto cosi’ in piu’ di un’ occasione”. E il giorno delle rivincite. Rambaudi, escluso dalla formazione base all’ inizio della stagione, si e’ riguadagnato la maglia da titolare a suon di prestazioni super e di reti: “Abbiamo raggiunto una certa maturita’ . commenta. . Ma e’ vietato illuderci, non abbiamo risolto tutti i problemi. Anche se ormai siamo perfettamente consapevoli di poterci battere alla pari con le squadre piu’ forti”.

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