NAPOLI-SASSUOLO 6-1: OCCASIONE PERSA

Il Napoli batte il Sassuolo nel silenzio di uno Stadio Diego Armando Maradona. La goleada contro i neroverdi dimostra che avevano ragione i tifosi. La squadra poteva vincere lo scudetto ma non ne era convinta abbastanza.

1. UNA CHAMPIONS GUADAGNATA O UNO SCUDETTO PERSO?

Vittoria dal retrogusto amaro. Stagione dal sapore particolare: il Napoli non era la squadra più forte ma i suoi valori non sono apparsi nemmeno così distanti dalle squadre favorite. L’Inter e la Juventus per lignaggio e profondità di rosa; il Milan per dedizione e continuità di gioco.

Gli azzurri lo scudetto potevano vincerlo. Fattore psicologico determinante in negativo? Può darsi. Sta di fatto che l’allenatore più vicino a vincerlo, Sarri, lavorava in modo maniacale su gambe, gioco e testa dei calciatori.

Castelvolturno era un bunker, anche abbastanza blindato, e poco prodigo verso l’esterno. Una caserma.

2. IL PIGLIO DI SPALLETTI

Gli allenatori in grado di avere questo appiglio sono pochi.

Tra questi non rientra Spalletti che in conferenza stampa di presentazione dichiarò di non dover motivare nessun giocatore, perché il calciatore è un professionista e quando indossa certe maglie deve sapersi motivare da solo.

Legittimo crederla così, sia chiaro! Tuttavia, per questo, le società cercano di allestire una squadra dirigenziale che abbia la funzione di evitare cali di concentrazione o prestazioni timorose. Ma anche in quel caso bisogna saper scegliere.

Non basta prendere una vecchia gloria o un dirigente qualsiasi per risolvere il problema. Non tutti sono Marotta, per fortuna, o Maldini, purtroppo.

3. LA RICONFERMA DI SPALLETTI

Spalletti, perciò, merita di essere confermato, anche solo per aver raggiunto l’obiettivo agognato dalla società, ossia la Champions League.

Va però assecondato sul mercato e pungolato maggiormente dalla stampa: perché da Venezia – Napoli 0-2 in poi mica si è capito come volesse giocare e sfruttare Osimhen. O meglio come volesse far giocare il Napoli.

È stata una stagione da due facce: alcune partite giocate alla stregua della prima Roma di Luciano, quelle di Totti falso nove contornato da Perrotta, Taddei e Mancini; altre alla stregua del Napoli di Edy Reja ma senza la cattiveria adeguata.

Chissà… qual è allora l’identità con cui Spalletti vuole giocare al pallone? Fare dell’aggressione episodica alla seconda palla, abbandonata da Osimhen tra le linee di difesa e centrocampo, un must oppure mostrare al #DAM lo scintillante palleggio d’inizio stagione o di Gennaio o ancora della partita interna contro la Lazio, di oggi pomeriggio o del primo tempo contro il Sassuolo ma al Mapei Stadium?

4. LE DUE SOLUZIONI

Nel primo caso, occorre rendere centrale il centravanti nigeriano e non cederlo davanti alle offerte mirabolanti e forse ridisegnare la squadra sotto una stesura più “contiana”.

Nel secondo caso, allora, si può anche pensare di rinunciare a Victor, principe del Wakanda, per ricercare qualcosa che questa squadra già conosce il possesso palla… a costo di morire nella bellezza.

In entrambi i casi, a prescindere dal risultato stagionale, l’uomo in foto si è guadagnato a suon di gol la probabile riconferma. Uno dei pochi per comprensione del calcio a poter star bene in entrambe le strade tecniche da intraprendere. Va per i 36 e ormai i suoi contratti, quelli di Dries Ciro Mertens, sono annuali.

5. SPALLETTI VS MERTENS

Spalletti nel dubbio se rimpiangere le troppe panchine a cui lo ha costretto ha scelto di polemizzare ai microfoni Dazn circa le dichiarazioni del belga nell’immediato post partita.

Quest’ultimo ha derubricato la stagione in una grossa delusione. Si poteva vincere, secondo lui ma anche secondo Giovanni Di Lorenzo. Il mister ha in mano lo spogliatoio e i suoi pensieri? Ne asseconda prospettive ed auspici? Si profila un nuovo Totti e Icardi bis? Se la tensione esalta Spalletti, perché no? L’anno in cui fu definito “piccolo uomo” da Ilary Blasi ne mise a referto 87 di punti.

6. ALTRO INTERROGATIVO

Altro grande interrogativo è il seguente: se una volta formata una squadra (sul fatto che sarà forte pochi dubbi) omogenea, si potrà finalmente puntare al tricolore o quantomeno costringere la Federazione ad intervenire con arbitraggi chirurgici per tagliare agli azzurri le gambe?

Spero che Di Lorenzo e Mertens diano seguito alle proprie parole e non dimostrino sul campo le ragioni di Spalletti: meglio festeggiare la Champions che è andata di lusso.

Quest’anno, infatti, la squadra ha tolto al tifoso napoletano anche l’atavico vittimismo, visto che rispetto al recente passato non sono stati necessari nemmeno gli arbitraggi sfavorevoli e contrari per fermare il cammino partenopeo!

Questa qualificazione Champions non lascia nulla da festeggiare e nulla per cui piangere. Per una volta è veramente una Napoli che pensa “al di là del risultato”.

Massimo Scotto di Santolo

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Napoli-Sassuolo 0-2: questi i fantasmi di Gattuso

Napoli-Sassuolo 0-2: Questi i fantasmi di Gattuso

Napoli-Sassuolo, Arne Slot ha bloccato il pimpante Napoli; De Zerbi, stasera, impone a Gattuso di rivederlo completamente. Nelle ultime 4 partite 3 gol fatti e 4 subiti: 2 Vittorie e 2 Sconfitte. Prima di incontrare l’esiziale allenatore olandese, 3 partite 12 gol fatti e 0 subiti.

1. Gattuso, croce e delizia

Napoli-Sassuolo, partiranno, a Napoli, le polemiche sugli arbitri ma i partenopei hanno perso perché De Zerbi come Arne Slot, togliendo la profondità a Osimhen, ha incartato Gattuso. Gli olandesi hanno raggiunto lo scopo praticando il buon vecchio catenaccio; De Zerbi, invece, non rinunciando al proprio gioco ma inserendo un difensore in più, che, a differenza di quello dell’Atalanta ad esempio, non aveva il compito di aggredire in avanti ma di staccarsi per chiudere successivamente alle spalle dei due marcatori.

Rino rinnoverà. Cosa buona e giusta. Gattuso ha lo spogliatoio in mano, è un allenatore giovane, promettente, che bada al sodo. Ed ha soprattutto metodologie di allenamento e idee contemporanee. Pur tuttavia, bisogna rendicontare la contestuale ambivalenza del suo animo da coach: la verticalità di Flick del Bayern Monaco; il pragmatismo speculativo italico. Questo è un vizietto che al momento gli impedisce di spiccare il volo. Difetto che, dal canto suo, De Zerbi ha completamente superato. L’ex trequartista anche del Napoli ha letteralmente, dal punto di vista tattico, preso a ceffoni Gattuso.

Quest’ultimo, anche in questa Domenica, ha creduto che gli avversari potessero cadere nella propria presunzione accettando di lasciare campo alla giovane gazzella Osimhen. Quando è possibile conquistare punti senza snaturarsi ma semplicemente abbassando il proprio baricentro, è presuntuoso credere che gli altri non siano abbastanza intelligenti da adattarsi alle proprie proposte. La mancanza di un piano B alle contromosse avversarie rappresenta la circostanza aggravante di un comportamento già in partenza (pre)supponente.

2. Le lacune del Napoli dopo Napoli-Sassuolo

Rino ci mostra che sa gestire la rosa numericamente in tutta la sua profondità ma non ancora per tutte le sue caratteristiche. Ancora una volta, impaurito dal calcio champagne di De Zerbi, ha troncato tutte le velleità offensive per una buona ora preferendo Hysaj a Rui. In realtà, appare ancora mancante di due tasselli il processo di completamento della squadra partenopea.

Se da una parte la fase difensiva, a dispetto dei due gol subiti contro il Sassuolo, risulta più che sistemata; dall’altra parte, tutta la dinamica offensiva risulta sterile. Al momento Napoli-Sassuolo racconta che, il Napoli è una squadra che sa esprimersi, offensivamente parlando, soltanto in contropiede, quando l’avversario gli lascia campo.

Inoltre, non appare coerente ottenere dal mercato una squadra fisica per poi non imbastire uno schema da calcio piazzato che sia uno. Non mancano i centimentri ma neanche i tiratori. Da quando la profondità è stata tolta, il Napoli ha segnato 3 gol in 4 partite. Nelle prime 3, 12 gol. Involuzione da studiare.

3. Parola d’ordine ambizione

La sconfitta di oggi pomeriggio, dopo Napoli-Sassuolo, rimane però una brutta figura come quella maturata contro l’Az. Il Sassuolo è squadra seria e quadrata. Il Napoli non lo ha sottovalutato ma ne è risultato comunque inferiore. Inaccettabile se sei più forte; ancor meno se il Sassuolo mancava di tre quarti della delantera titolare. La brutta figura ci può stare in un processo di crescita graduale che il mister deve fare insieme alla squadra.

Questa però, a parere di tutti, è la rosa più forte dell’era De Laurentiis. E’ bene chiarire che la critica, quest’anno, sulla valutazione di Gattuso non farà pesare tanto il vincere quanto il competere si.

Poiché Gattuso continua a ripetere come un mantra durante le conferenze stampa che l’obiettivo è il quarto posto, bisogna che faccia i conti con gli occhi dei giornalisti e dei tifosi, esattamente come Ancelotti, pagandone con il posto di lavoro, ha fatto con i calciatori. I mass media hanno perfettamente contezza di quanto sarebbe uno spreco e un fallimento accontentarsi di lottare per un anno intero al solo scopo di entrare dalla porta principale alla prossima Champions League.

Massimo Scotto di Santolo

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Napoli-Sassuolo 2-0, il calcio al tempo del Var

Napoli-Sassuolo 2-0, il calcio al tempo del Var

Un Napoli buono solo a tratti ha la meglio di un arioso Sassuolo, la cui freschezza anagrafica e sportiva è antitetica al caldo di questi giorni. Gli emiliani ne segnano quattro di gol. L’annullamento di tutte le reti per offside costituisce un record per la serie A. Il Var ad oggi manipola anche i giudizi di valore sui match.

1. Il fascino dei duellanti

I media locali e nazionali hanno derubricato la partita del Napoli ad insufficiente. Il 2 Tempo, in particolar modo, sembra aver ben raffigurato il momento di difficoltà applicativo degli azzurri, i quali nel corso della ripresa hanno perso smalto e affiatamento. Il Sassuolo da far suo ha invece propinato calcio dal 1′ all’ultimo minuto, instancabilmente. L’aurea di De Zerbi assume proporzioni progressivamente più potenti.

Lo stesso Gattuso ha onorato il Sassuolo di un paragone con il Barcellona. Dopo la vittoria del Napoli, questo raffronto suona per i sassolesi beffardo e per il Napoli benaugurante. De Zerbi in fondo pratica un calcio internazionale, che a chi scrive ricorda quello di Lucien Favre allenatore del Borussia Dortmund, sin dai tempi di Foggia. Già Foggia, la terra di Zeman, dove il temperamento si confonde con l’estro. In terra pugliese l’ex trequartista anche del Napoli, Roberto, seppe trasformare Iemmello nell’Higuain della C per poi perdere la serie B all’interno di un agonica e rissosa finale PO contro il Pisa.

Il Pisa era allenato proprio da chi oggi insignisce De Zerbi di cotante onorificenze, Rino Gattuso, il quale attraverso una difesa e contropiede scientifica seppe centrare la qualificazione in B. Uno scontro che pare non serbare più i rancori e i dissapori manifestatisi lungo il corso di quella finale. De Zerbi nel frattempo è rimasto fedele a sé stesso. Gattuso invece cerca l’estate tutto l’anno ma all’improvviso la ritrova in solidità e coscienza offensiva quando pratica le linee guida di Massimo il Cunctator, il temporeggiatore.

2. Le statistiche della partita ai tempi del Var

Fin quando il Napoli ha atteso il Sassuolo pur non abbassando le linee oltremodo e senza mai forzare, se non a palla coperta, il pressing in avanti, il Sassuolo ha capito poco. I neroverdi come in un disperato strisciare di un Mamba sono apparsi consapevoli di poter colpire tra le linee non appena la diligenza azzurra fosse calata. E infatti, non appena le prove generali per il Camp Nou sono progressivamente scolorite nelle menti dei partenopei, sebbene il baricentro sia rimasto in media alle altezze desiderate, la squadra ha perso di compattezza e determinazione.

Durante tale dissolvimento, il Sassuolo ha potuto imperversare sulla trequarti realizzando quattro gol. Tutti annullati ma cogenti il tempo necessario per trasformare l’onesta partita del Napoli in disastrosa e l’inconcludenza emiliana in Champagne. Quanto saremmo stati disposti in epoca pre-Var a giudicare efficiente la volumetria di gioco del De Zerbi? Un guardalinee attento, difatti, alzando tre anni orsono quattro volte la bandierina ben prima della conclusione dell’azione, avrebbe relegato la compagine sassolese alla voce dell’insipienza.

Nelle more della partita, leggendo i dati, il Napoli ha messo a referto 19 tiri totali contro i 6 del Sassuolo e 8 nello specchio della porta contro 1 solo del Sassuolo. Il possesso palla si attesta per il Sassuolo sul 56% mentre per il Napoli sul 44%. Il che dà l’idea complessiva di sofferenza da parte degli azzurri all’interno di una strategia ancora più ampia di controllo. Sugellata, quest’ultima, in modo abbastanza paradossale dalle reti di Hysaj e Allan. Il primo, a suggello di un’ottima prestazione, al primo gol in carriera in serie A, regalando forse ad uno scugnizzo un cane. Il secondo, che aspira così ad un addio più dignitoso della parabola calcistica discendente in cui si sta esibendo.

3. In vista del Barça

Gli stessi dati che su un periodo più ampio raccontano però anche che Gattuso fino ad ora abbia collezionato soltanto tre clean sheet in campionato su 19 partite disputate. E che per sua stessa ammissione il Napoli vanta uno dei peggiori score della serie A in hot zone. Per quante occasioni da gol subisce e crea, il Napoli è la squadra che rispettivamente incassa più gol e ne segna di meno. Anche ieri gli attacchi azzurri hanno ecceduto in sperpero.

Il piano partita sondato contro il Sassuolo è perfettamente applicabile con profitto anche a Messi e soci. Il punto è ovviamente migliorare sotto porta e non concedersi così tante palle perse in uscita. Al cospetto di Caputo la linea partenopea ha saputo districarsi con il dovuto beneplacito della sorte esercitando ottimamente il principio tanto caro a Zeman del mettere in fuorigioco gli avversari. Sfruttare una regola del genere non è un demerito ma calcio. Siccome tuttavia tra il recupero palla e il tiro in porta blaugrana e quello neroverde intercorre quel nano secondo di differenza, che colloca i catalani nell’iperuranio calcistico, bisognerà premunirsi di altra pulizia tecnica in uscita palla, pena gol subito.

In conclusione, è bene che gli azzurri anche per sommessa ammissione di Gattuso, in vista della trasferta europea, cessino giretti in barca e partecipazioni compiaciute alla vita mondana della città. Non rappresenteranno, tali svaghi, la primaria motivazione di un tristissimo settimo posto in campionato e di una eliminazione dalla Champions League. Tuttavia, una rilassatezza dignitosa non sparisce in luogo dell’inquietudine agonistica come la luce premendo l’interruttore. Sarà il caso di allenare da ultimo anch’essa turbando l’attuale ebbrezza partenopea?

Massimo Scotto di Santolo

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Coppa Italia. Napoli-Sassuolo, Ancelotti con il 4-2-3-1

Coppa-Italia-Napoli-Sassuolo

Per gli ottavi di finale di Coppa Italia va in scena al San Paolo la sfida Napoli-Sassuolo.

Ancelotti, per la sua prima partita di Coppa Italia con il Napoli, schiera il solito 4-4-2, che con gli interpreti schierati sembra più un 4-2-3-1. Diawara e Ruiz mediani, Ounas trequartista dietro alla punta Milik e Callejon ed Insigne ai lati.

DOVE VEDERE NAPOLI-SASSUOLO IN TV E STREAMING

La partita Napoli-Sassuolo sarà trasmessa in diretta su Rai 1. La gara di Coppa Italia sarà visibile anche in streaming attraverso la piattaforma Rai Play.

FORMAZIONI UFFICIALI NAPOLI-SASSUOLO

NAPOLI (4-4-2): Ospina; Hysaj, Maksimovic, Koulibaly, Mario Rui; Callejon, Diawara, Fabian Ruiz, Ounas; Milik, Insigne.

SASSUOLO( 4-3-3): Pegolo; Lirola, Magnani, Peluso, Rogerio; Locatelli, Sensi, Duncan; Berardi, Boateng, Djuricic.

SALVIO IMPARATO

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