Arsenal-Liverpool 1-1: Prestazioni non casuali

Arsenal-Liverpool è stata sicuramente la partita di cartello di questo fine settimana calcistico. Non solo limitandosi a parlare di Premier League, ma probabilmente in assoluto. L’1-1 tra i Gunners di Emery e i Reds di Klopp ha fornito numerosi spunti in chiave tattica e una prestazione da ambo le parti rispecchiata pienamente dal risultato finale. D’altronde si poteva immaginare di assistere non solo a prestazioni non casuali. Ma anche a un risultato non casuale. Nel momento in cui ad affrontarsi sarebbero arrivate l’Arsenal imbattuto già da tredici turni e il Liverpool ancora mai sconfitto in Premier.

C’era molta curiosità per quanto riguarda la gestione e il lavoro di Unai Emery all’Arsenal dopo l’era Wenger. Ci si domandava principalmente quanto potesse aver influito l’esperienza negativa di Parigi nella sua capacità di trasporre sul campo un certo tipo di calcio. Lo stesso che permise anni prima al Siviglia di portare a casa ben tre Europa League consecutive.. E legittimando di conseguenza le indubbie capacità di un allenatore pronto per il salto definitivo. Salto che obiettivamente, dopo la mancata vittoria della Ligue 1 al primo anno e l’incredibile 6-1 in rimonta subito dal Barcellona in Champions era stato fortemente compromesso.

Guardando giocare magnificamente l’Arsenal in questo inizio, la sensazione è che la rabbia e la voglia di Emery di rimettersi in gioco sia decisamente più forte di ciò che è accaduto nel passato recente. L’Arsenal ha perso solamente le prime due partite di Premier, contro City e Chelsea, sciupando inoltre l’impossibile nel derby contro la squadra di Sarri. Il processo di assimilazione dei princìpi di gioco da parte dei giocatori è stato, per nostra grande fortuna, praticamente immediato. Quando le due parole chiavi sono velocità e verticalità noi spettatori siamo naturalmente portati ad applaudire. E a sperare che lo spettacolo continui.

Venendo alla partita di sabato, la sfida tra Emery e Klopp non poteva che fornire spunti di livello. Un solo precedente tra i due allenatori, la finale di Europa League del 2016, vinta dal tecnico spagnolo. L’impronta tattica dell’Arsenal si è delineata velocemente con l’obiettivo di consolidarsi nel tempo. Quella del Liverpool di quest’anno ha acquisito maggiore solidità, arrivando persino ad essere meno elettrica in fase offensiva in determinati momenti e partite. Si può dire in soldoni che, tra Arsenal e Liverpool, prestazioni e risultato non sono stati casuali.

Emery ha recuperato Kolasinac sulla corsia di sinistra, schierando Xhaka al fianco di Torreira per sopperire all’assenza per squalifica di Guendouzi. Leno ormai sempre tra i pali in campionato. Davanti Ozil, Mkhitaryan, Lacazette e il capocannoniere Aubameyang.
Nessuna novità invece per Klopp, se non la conferma per la terza partita consecutiva di Fabinho. Uno dei migliori contro la Stella Rossa, ma apparso un po’ sottotono nel match in questione.

L’approccio alla gara da parte di Emery e del suo Arsenal è stato spiccatamente offensivo. In continuità con la mentalità che l’allenatore francese intende consolidare a prescindere dall’avversario. Velocità di palleggio, corse e inserimenti verticali e attenzione maggiore dei singoli in fase difensiva. Queste le differenze già lampanti rispetto alla gestione Wenger, con pochissimi interpreti diversi. Ad eccezione di Guendouzi e Torreira, sempre più sicuri nella gestione delle chiavi del centrocampo. L’uruguaiano è un grandissimo giocatore e lo sapevamo. Il francese ha sorpreso tutti per intelligenza e personalità.

L’aggressività senza palla e l’intensità sono le due armi che hanno messo in difficoltà il Liverpool di Klopp. I Reds, complice un centrocampo poco creativo, hanno fatto fatica ad iniziare l’azione dal basso risalendo il campo con qualità. Conseguente è stata la frequenza di lanci lunghi volta a sfruttare le seconde palle e le doti di atletismo degli uomini dalla cintola in su. Ma la coraggiosa e continua pressione della squadra di Emery ha permesso all’Arsenal di contrastare con efficacia in alcuni momenti il Liverpool. Insieme all’attacco immediato al ricevente del pallone con l’obiettivo di concedergli meno tempo e spazio possibili.

Il Liverpool di Klopp, dall’altra parte, non ha certo reagito passivamente alle qualità dell’avversario. Nel primo tempo i Reds hanno creato almeno tre occasioni nitide da gol. In due circostanze il protagonista è stato Van Dijk, ipnotizzato prima da Leno e fermato poi dal palo. Nella prima in ordine temporale, invece, Manè si è visto annullare un gol dubbio, dopo lo splendido inserimento di Firmino in mezzo ai due centrali. L’Arsenal ci ha provato con Lacazette, Xhaka e Mkhitaryan, ma senza successo.

Entrambe le squadre hanno tenuto fede alla loro identità. Arsenal e Liverpool hanno avuto il baricentro alto, consapevoli dei rischi che il valore assoluto dei giocatori in campo poteva comportare. L’Arsenal è riuscita con qualità a superare la prima linea di pressione del Liverpool facendo circolare il pallone velocemente. E ha trovato in qualche occasione anche il modo di aggirare il pressing aggressivo dei Reds. Nelle fasi in cui il Liverpool di Klopp ha provato a collassare sul lato palla con molti giocatori, la velocità e la sicurezza tecnica dei Gunners è riuscita spesso ad aprirsi il campo sul lato debole. I Reds d’altro canto hanno saputo soffrire con maturità sfruttando sapientemente gli spazi che l’Arsenal ha concesso in alcuni casi sugli esterni.

Entrambi i gol sono arrivati nella ripresa. Il primo di Milner nasce da una transizione veloce di Manè. Il senegalese mette in mezzo un pallone che Leno respinge goffamente, trovando Milner pronto a calciare dal limite dell’area. Il pareggio dell’Arsenal è giusto e arriva all’82’ grazie a Lacazette. Il francese è bravo a scattare in velocità in posizione regolare e a battere un non impeccabile Alisson dopo essere rientrato sul destro.

Il risultato è giusto e non casuale, se pensiamo alle condizioni in cui le due squadre sono arrivate all’appuntamento. L’Arsenal resta imbattuto da tredici turni in tutte le competizioni. Il lavoro di Emery è oggettivamente di livello, e il percorso futuro promette di essere importante e interessantissimo da seguire. Con l’Europa League come obiettivo realistico e un grande campionato senza particolari pressioni giocando un grande calcio. Il Liverpool, insieme a Chelsea e Manchester City, non ha ancora perso in Premier. E il fatto che abbia affrontato in trasferta squadre come Tottenham, Chelsea e appunto Arsenal è impressionante oltre che confortante. La solidità e la capacità di soffrire con maturità da squadra consapevole si è per ora leggermente scontrata con un leggero calo di brillantezza e di intensità dei numeri offensivi.

Le grandissime doti atletiche dei centrocampisti comportano anche carenze creative che costringono spesso i difensori di Klopp a risalire il campo saltando il centrocampo. E sfruttando quindi le capacità di reazione e di vittoria delle seconde palle in zona avanzata. L’assenza in questo senso di Oxlade Chamberlain, unita alle difficoltà iniziali di Keita, hanno privato per ora il Liverpool degli utilissimi strappi in conduzione. Senza considerare il lento rientro a pieno regime di Lallana. Da tenere in considerazione l’idea che porterebbe all’arretramento frequente di Shaqiri in posizione di mezzala. Lo svizzero ha tutte le carte in regola per aumentare il tasso tecnico del reparto senza privare quest’ultimo dell’intensità senza palla necessaria. Dopo la consacrazione di Coutinho, Klopp potrebbe essere pronto a costruire nella medesima posizione anche un altro calciatore.
Due squadre forti e ben allenate, pronte a dire la loro alla fine della stagione.

Gioacchino Piedimonte

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