Juventus-Inter 1-0: La legge di Mandzukic

Juventus e Inter si sono affrontate allo Juventus Stadium nell’anticipo di venerdì sera.
I bianconeri si sono imposti di misura grazie alla rete del solito Mario Mandzukic e hanno reso la sconfitta degli uomini di Spalletti amara oltre che pesante. La Juventus ha potuto in questo modo allungare il distacco in classifica addirittura a 14 punti, con il Napoli vittorioso in casa col Frosinone invece a -8. La superiorità impressionante della Juventus in questa stagione è tutta tradotta nel rapporto tra il numero di vittorie, 14, e quello delle partite giocate, 15. E la sensazione forte è che, relativamente alla partita di venerdì, la Juventus abbia giocato e vinto sfruttando non più del 60% delle energie psicofisiche. Mentre l’Inter, dall’altra parte, è sembrata aver dato almeno il 90%. Tenendo molto bene il campo ma perdendosi nel momento topico, dopo aver sciupato occasioni che in partite del genere è difficile non pagare.

Allegri e Spalletti, in ogni caso, avevano chiarito nelle rispettive conferenze stampa l’importanza vitale dell’ultimo turno del girone di Champions di questa settimana. La Juventus è chiamata a battere lo Young Boys a Berna per assicurarsi il primo posto. L’Inter, invece, dopo la prima sconfitta rientrante nella categoria “amare e pesanti” contro il Tottenham, non è purtroppo totale padrona del suo destino. Gli Spurs, vincendo al Camp Nou contro un Barça già matematicamente primo, strapperebbero il pass per gli ottavi. Indipendentemente dalla vittoria dei nerazzurri in casa contro il PSV. Valverde ha annunciato alcuni cambi di formazione, e le motivazioni in gioco potrebbero fare la differenza. Ma dall’altro lato, gli spagnoli non perdono in casa in Champions da 28 partite. La tensione sponda Inter, insomma, si taglia a fette. Ma sarà fondamentale restare concentrati sulla propria gara, senza lasciarsi condizionare da subito.

Tornando alla partita di venerdì, la conferenza stampa di Spalletti aveva lanciato anche chiari segnali di ottimismo e di consapevolezza. L’Inter era chiamata ad una prova di coraggio e di determinazione. Ad una partita che, data la classifica e il distacco già ampio dalla Juventus, doveva e poteva essere giocata alla pari e senza timore. Puntando sulle certezze accumulate durante un percorso sempre in divenire.
E i nerazzurri, soprattutto nel primo tempo, hanno occupato il campo molto bene, alzato il pressing spesso e forzato la giocata juventina in fase di costruzione.
Il palo incredibile colpito da Gagliardini al 29′ è il manifesto di come la partita sarebbe potuta svilupparsi e di come invece, complice anche la sfortuna in questo caso, si è poi delineata. L’Inter ha continuato a mantenere le distanze giuste acquisendo fiducia nel breve termine. Ma dopo la seconda ghiotta opportunità capitata sui piedi di un Politano comunque in costante crescita, la Juventus ha messo in mostra nella seconda parte della ripresa la sua straordinaria capacità di impadronirsi dei momenti delle partite e di direzionarli.

Il gol del solito Mandzukic nasce dal monito principale di Allegri, rivelato poi nell’intervista postgara. Evitare i duelli aerei con Skriniar e Miranda e attaccare quando si presenta l’occasione il secondo palo e il lato debole. Il posto e il momento preferito dell’attaccante croato, maestro nel volgere a proprio favore il mismatch di turno. Le dinamiche del vantaggio decisivo della Juventus vedono inoltre come protagonista il grande ex della partita. Quel Joao Cancelo che ad oggi sembra essere già in grado di essere devastante come e quando vuole. Disciplinato da Allegri anche in fase difensiva, dove i miglioramenti e l’attenzione sono in costante crescita. L’esterno portoghese può giocare ormai indifferentemente sia sulla corsia di destra che quella di sinistra, sia basso che alto. A riprova del calcio fluido posizionalmente e concettuale di Massimiliano Allegri.

Per l’Inter di Spalletti è, come dicevamo, la seconda sconfitta amara e pesante dopo quella di Wembley contro il Tottenham. La strada davanti è percorribile anche se lunga e non priva di ostacoli. Ma spesso l’impressione è che alcuni di questi ostacoli siano parte integrante del timore che sembra invadere la squadra in determinati momenti e partite. Le due trasferte di Londra e di Torino, citando i due esempi più freschi, sono state giocate e interpretate positivamente. Ma se il raccolto è di gran lunga lontano dalla produzione o anche solo dalla volontà di essere produttivi, può non trattarsi necessariamente solo di sfortuna. Spalletti è un allenatore estremamente preparato dal punto di vista tattico. La sua storia conferma le indiscusse capacità di vestire gli interpreti delle sue squadre con questa preparazione e di porre le basi per gli step di crescita. L’importanza però di questa stagione non si può nascondere, perché è quella in cui questo processo non deve arrestarsi. E’ quella in cui ci si aspetta un salto netto, diverso dagli altri, per non dire definitivo. E se la paura di sbagliare e di non dare seguito alle certezze e alla consapevolezza diventa cronica, determinate partite e momenti avranno sempre gli stessi risvolti.

Gioacchino Piedimonte

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