Zeman al Corriere del Ticino: “Eriksen mi ha ricordato Morosini. Tifo Italia”

Zeman ha rilasciato una lunga intervista al Corriere Del Ticino ai microfoni di Massimo Solari, che ringraziamo insieme a Marcello Pellizari che ci ha concesso l’esclusiva per la pubblicazione integrale in Italia.


Zeman al Corriere Del Ticino, articolo di Massimo Solari.

All’Olimpico, per l’esordio dell’Italia, c’era anche lui. Simbolo del calcio romano, sia biancoceleste, sia giallorosso, Zdenek Zeman si gode gli Europei a casa. E, al solito, lo fa con sguardo attento e parole taglienti. Lo abbiamo intervistato in vistadellapartitissima contro la Svizzera.


Mister, partiamo da quanto ac- caduto sabato sera a Christian Eriksen. Lei, nel 2012, ha purtroppo vissuto in prima persona la tragedia che ha colpito Piermario Morosini. Morto durante un match tra il Pescara, che guidava ai tempi, e il Livorno. Come ha vissuto i terribili momenti di Copenaghen?


«Con grande apprensione. Di colpo le immagini della morte di Morosini sono tornate vivide, nella mia mente, in tut- ta la loro drammaticità. La dinamica mi è parsa molto simile. Di qui la grande preoccu-pazione verso il giocatore danese»


Venerdì sera ha invece assistito alla partenza esaltante degli Azzurri. Che idea si è fatto della selezionedi Roberto Mancini, che ha passeggiato sulla Turchia?

«In realtà l’Italia non mi è piaciuta affatto nel primo tempo. Mi è sembrata un po’ in difficoltà, soprattutto con certi movimenti. Dopo la sfortunata autorete di Demiral, la squadra si è invece sbloccata. E ha dimostrato quanto sta bene e in che misura il suo calcio è efficace e pericoloso»

La Svizzera, insomma, è avvisata. Come vede lo scontro con i rossocrociati?

«Beh, l’Italia parte favorita. A maggior ragione, e lo ripeto, considerando che si è espressa su buoni livelli per soli 45
minuti. Dirò di più: Chiellini e compagni sono, a mio avvi so, i principali candidati per la vittoria dell’Europeo.

Sarà quindi una partita a senso unico?

«No, non credo. La nazionale elvetica non è un avversario semplice da affrontare. Anzi. Per spuntarla di nuovo, gli Azzurri dovranno progredire ulteriormente. Ne hanno comunque i mezzi e, alla fine, credo che a esultare saranno loro».

Facciamo un passo indietro, a Galles-Svizzeradi sabato pomeriggio. Ha osservato pure questo match? E, in caso affermativo, che idea si è fatto degli elvetici?


«A me i rossocrociati non sono dispiaciuti. Ho visto una prestazione interessante, al netto del risultato finale che non ha premiato la compagine di Vladimir Petkovic. Ricordo che quando allenavo il Lugano, nel 2015-16, Breel Embolo mi aveva già impressionato positivamente. A Baku ho visto un giocatore maturato e, va da sé, migliorato».

Pareggiare contro il Galles è però stato un risultato negativo. Prova convincente o meno, alla Nazionale servivano i tre pun- ti…


«Ma non cambio idea sul po- tenziale della squadra. Soprattutto sul piano difensivo, non ha punti deboli. In attacco, per contro, manca qualcosa. Banalmente, un vero attaccante.È anche vero che Mario Gavranovic, in cinque minuti, ha praticamente segnato un gol e mezzo».


E della scelta, sull’1-0, di cambiare un uomo offensivo per un centrocampista cosa ha pensato lo spregiudicato Zdenek Zeman?


«Preferirei fare un discorso più ampio, sulle prime par- tite nei grandi tornei. Da un punto di vista tattico, noto infatti delle difficoltà a maturare subito. E così si finisce altresì per accontentarsi dei pa- reggi. Il segreto, in tal senso, è riuscire a cambiare mentalità in corso d’opera. Scendendo in campo per vincere».

A trascinare l’Italia, oggi, ci sono Verratti, Immobile, Insigne e Florenzi. Tutti giocatori che ha in qualche modo lanciato tra Pescara e Roma. Prova un pizzico d’orgoglio?


«Purtroppo Florenzi si è infortunato. Mentre, sì, Insigne e Immobile hanno fatto il percorso che si meritavano: sono due ottimi calciatori. Verratti, invece, merita un discorso a parte. Parliamo infatti di un giocatore superiore a tutti gli altri. Per tecnica e visione di gioco. È il migliore per distacco. Vedere dove sono arrivati, ad ogni modo, è fonte di grande soddisfazione».


Cosa dovrà fare la Svizzera per sorprendere un’Italia che sem- bra imbattibile?

«Non posso dirvelo, perché ti- fo Italia (ride, ndr). Scherzi a parte, trovo che Vladimir Petkovic sia un tecnico molto preparato. E sono certo che ha le conoscenze e competenze per impostare la sfida nel migliore dei modi».


A proposito di «Vlado». Entrambi avete scritto la storia sportiva della capitale. E per questo siete amati dalla piazza, o quantomeno da una parte di essa. Al ct della Nazionale farà bene rimettere piede all’Olimpico?

«Sicuramente. Ed è normale che i tifosi laziali gli siano risconoscenti. Con i biancocelesti ha fatto molto bene, lasciando di riflesso un ottimo ricordo di sé».

Gli stadi, intanto, sono tornati a riempirsi. Come vive, Zeman, questo ritorno all’essenza del calcio?


«In uno stadio come l’Olimpico – conclude Zeman al Corriere Del Ticino – 15.000 spettatori sparsi non sono il massimo. Detto ciò, il loro entusiasmo ha fatto e farà sicuramente bene all’Italia. Ho visto una squadra rinfrancata dall’affetto del pubblico. Un fattore, inutile negarlo, che avvantaggia gli Azzurri rispetto ad esempio alla Svizzera. Ecco perché la formula itinerante di questo torneo, con lunghe trasferte e viaggi solo per alcune squadre, non mi va tanto a genio».

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