AJAX-NAPOLI 1-6, LA CHIAVE DEL NAPOLI È IL DRIBBLING

Durante la telecronaca di Ajax-Napoli, finita 1-6, Caressa ha storicizzato l’atteggiamento tattico dell’Ajax, votato alla marcatura a uomo – da parte degli olandesi – di ciascun giocatore del Napoli.

Caressa ha ricordato, raccontando Ajax-Napoli che questo modo di comportarsi senza palla ha contagiato tutti. E che la sua primogenitura, secondo il telecronista romano, andrebbe ascritta al Gasp e alla sua Atalanta.

A prescindere dall’esegesi sul calcio uomo su uomo, c’interessa capire il perché il Napoli stia avendo tanto successo all’interno di questa omologazione.

Alla progressiva diffusione della moda di attaccare, in fase di non possesso, la figura degli avversari piuttosto che coprire le linee di passaggio, il Napoli ha risposto dapprima toccando il punto più basso della sua storia recente per poi concedersi spazio di rincorsa risalendo la china e riaccendendo l’entusiasmo della sua gente.

AJAX-NAPOLI E LA MAGLIA ROSA

Ajax – Napoli è una tappa che consegna ai partenopei la maglia rosa, sebbene il percorso di gara sia iniziato già un anno orsono.


ANGUISSA, ZIELINSKI E LOBOTKA E IL DRIBBLING

Anguissa, Zielinski, e Lobotka, ad oggi, rappresentano il migliore trio di centrocampo per capacità di evadere palla al piede il pressing avversario. L’unica vera soluzione alla marcatura ad uomo: il dribbling.

E i suddetti di dribbling ne hanno da vendere… insieme ai compagni Kvara, Politano, Lozano, Ndombele ed Elmas. Il Napoli dribbla: banalità che come il nero però non muore mai e si abbina con tutto.

Vale, tuttavia, anche dove tale gesto tecnico viene portato.

Anguissa e Lobotka lo portano come fossero veri Cordobes: in modo non ortodosso aspettano il toro fin dentro il proprio bacino e poi lo aggirano.

I due perdessero più agilmente la maniglia della sfera esporrebbero la squadra a severi rischi difensivi. Ma i due, non solo non la perdono mai, bensì sfuggono persino al toro aprendo praterie che altre squadre non possono permettersi.

Così i trequarti azzurri, raramente, subiscono il supplizio del raddoppio di marcatura.

Perciò, Anguissa e Lobotka sono la ragione in virtù della quale questa squadra sotto la guida di Ancelotti e Gattuso forte benché poco convincente sia diventata, già dall’anno scorso, un team solido.

Solidità smarritasi, una stagione fa, in Primavera a causa della cagionevole salute di cui sia Lobotka che Anguissa sono stati vittima. Il regista slovacco ha perduto 15 partite di campionato; il camerunense 13.

Il successo partenopeo, dunque, dipenderà – strettamente – dalla lontananza di entrambi i centrocampisti succitati dall’infermeria e dalla contestuale bravura di Spalletti nel farli riposare quando possibile.

Ambedue rappresentano il differenziale di un Napoli che al cuore del problema calcio ha piazzato due arterie che fluidificano in modo naturale pallone, defibrillando ogni patema difensivo e fibrillando ciascuna emozione offensiva.

La straordinarietà declina in incredulità allorché tra una sterzata e un cambio passo, un elastico e una ruleta, sti due mediani vincono pure gran parte dei contrasti e ciascuna palla contesa.

Vivono insomma uno stato di grazia che li rende complici del tempo: mai troppo prima né particolarmente tardi. Sono le rotaie che consentono al Napoli di correre giusto un secondo in anticipo sugli altri. Si spera così di non perdere alcun appuntamento, una volta che arriverà Maggio e toccherà vincere e non sorprendere.

MASSIMO SCOTTO DI SANTOLO

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