Napoli-Atalanta 4-1: Gattuso insegue Flick

L’impressione è che Castelvolturno sia un centro sperimentale per il calcio italiano. L’Italia importa tardivamente le novità europee attraverso il Napoli. Dal Guardiolismo sarrista alla Verticalità di Gattuso, la quale ricorda molto quella del Bayern Monaco campione d’europa.

1. Il gioco del Tavolino

Il gioco del Tavolino è famoso a Napoli come a Torino. Città entrambe che si prestano facilmente alla narrazione esoterica. L’attività in questione rimesta nel paranormale con la speranza di evocare uno spirito che si spera sia benigno o comunque non resti intrappolato tra le mura domestiche. Chi si sottrae alla disputa è tacciato goliardicamente di viltà e di fifa. Perciò conviene per gli orgogliosi sempre parteciparvi.

Il Napoli, bloccato dall’ASL di Napoli 1 e 2 prima in via implicita e poi esplicita, non ha potuto cimentarsi in questa pratica terrificante insieme ai nemici di sempre, la Juventus. Mezza Italia ha accusato il Napoli per l’appunto di paura; paura di affrontare lo spauracchio Ronaldo senza gli indisponibili Zielinski, Elmas e Insigne.

Poiché il Protocollo va rispettato fino a scardinare il grado gerarchico delle leggi del nostro ordinamento, purché si concluda il campionato corrente, il Giudice Sportivo Mastrandrea, sorteggiato dalla Juventus tra le anime a disposizione, ha sanzionato il Napoli. Una sanzione che consta di un 3-0 a tavolino in favore della Juventus e un punto di penalizzazione per il Napoli.

2. La Dea

Il Napoli orgogliosamente imbufalito d’esser rimasto intrappolato a Castevolturno ha estratto però sulla ruota del calendario di Serie A una entità ancorché divina beneaugurante: l’Atalanta di Gasperini, il cui simbolo è proprio la Dea Fortuna. L’incontro è stato più che proficuo per quanto inatteso. Gli orobici, considerati in modo coatto papabili campioni d’Italia, hanno subito quattro schiaffi da un Napoli invece sulla soglia del linciaggio mediatico per non aver preso il volo direzione Juventus Stadium.

Gasperini, sin dall’undici titolare, mostra superbia. Rinuncia ad Hateboer con l’insipiente De Paoli. Inoltre, schiera due lungodegenti quali Toloi e Ilicic contro due bocche di fuoco come Koulibaly e Lozano, poi completa il lavoro, il Gasp, schierando lo sfasato Zapata appena rientrato dalla Colombia e sfornendo la mediana del lavoro prezioso di Freuler, sostituito dal poco riflessivo Pasalic. La settimana tipo, il poco lavoro a Zingonia tra palestra e campo, si riflettono sul campo. Il Napoli, che ha intanto potuto dedicarsi in modo maniacale alla preparazione della partita, travolge i nero azzurri. Tuttavia il mismatch è risultato tattico e lo sarebbe stato a prescindere dalla sosta nazionali.

Infatti, le marcature atalantine, uomo su uomo a tutto campo, che accettano l’uno contro uno anche a difesa rappresentano manna dal cielo per Osimhen e Lozano. Il messicano e il nigeriano chiamano la profondità ogni due minuti. L’Atalanta è abituata a giocare contro squadre che in Italia giocano un possesso palla difensivo, tendenzialmente all’indietro, un guardiolismo evirato di tecnica e imprevedibilità. Un modo per difendere all’italiana con la palla tra i piedi piuttosto che undici uomini dietro la linea della palla. Così le marcature ad uomo dell’Atalanta diventano rebus irrisolvibili. Nel momento in cui gli smarcamenti avversari mirano alle spalle degli atalantini, allora la struttura del Gasp inizia a vacillare.

3. Un Napoli grande e moderno

Gattuso ha trovato la quadra come il Bayern Monaco di Flick. Il passo di Manolas e Koulibaly consente alla difesa di reggere qualsiasi attacco alla profondità ma l’istintività di entrambi ha consigliato un baricentro più basso che esalta la loro fisicità nella ressa dell’area di rigore. Mancava un Goeretzka, visto che Fabian detta i tempo meno bene pur facendo il verso ad Alcantara. Demme è un mediano posizionale tascabile, diligentissimo ma un aborto, data la statura del tedesco, di ogni ambizione calcistica moderna. Lobotka, Zielinski ed Elmas danno dal canto loro dimensione e soluzioni alla rosa. Bakayoko completa il cerchio: il mediano francese è complementare alle mancanze di Ruiz ma, diversamente da Goeretzka, estremamente posizionale.

Determina l’equilibrio del centrocampo Mertens in versione Thomas Muller, arretra come una mezz’ala, rifinisce come un trequartista, segna come una punta… mena e rincorre alla stregua di un incontrista. E’ in pieno delirio di convinzione; convinzione che si possa vincere qualcosa d’importante alle falde del Vesuvio, ma il fisico e l’età anagrafica suggeriscono di pensare di pensare ad un surrogato del belga: Zielinski?

Infine, Osimhen, che è l’unico attaccante del campionato che non vuole la palla tra i piedi, fa arretrare sistematicamente la linea difensiva avversaria. Tale rinculo apre varchi tra cielo e terra, difesa e centrocampo, dove i sogni dei bambini più fantasiosi trovano forma. Mertens, Insigne, Lozano e Politano per dedizione all’estro, con l’estetica inebriante dei cigni, pertanto sguazzano nel lago della trequarti nemica. Stavolta però non gli manca la cattiveria teutonica di un calcio che se vuol essere così verticale e talvolta anche lungo non può cincischiare sotto porta. Gli spazi per gli avversari per ripartire ci sono; bisogna, tuttavia, scegliere anche come perdere il controllo della sfera. Ripartire dal calcio di fondo o dalle mani del portiere avversario è sempre la scelta migliore.

4. La genetica

Il Napoli ha durante il calciomercato estivo modificato la sua genetica pallonara. Era la vittima sacrificale dell’Atalanta, ora gli ultimi studi ci raccontano che l’evoluzione ha fatto il suo corso: chi era cacciatore ora è preda. Il 4-1 è tutto qui.

Ora tocca all’Atalanta decidere se cambiare. Non lo farà! L’orchestra orobica per il calcio italiano e per quello medio basso europeo suona ancora piacevoli melodie. Soprattutto non è reale intenzione dell’Atalanta competere per lo scudetto. Tuttavia, quel 442 del 2 Tempo che ha dato concretezza e ragione allo scriteriato modo di fare del 352 iniziale… come interpretarlo?

Disse un gigante del nostro basket, Bogdan Tanjevic, allorché gli chiesero vent’anni dopo di commentare il successo europeo della sua Italia del ’99, che la Spagna ad un certo punto schierò la zona per non prendere 40 pt di scarto. Beh, Gasperini si è messo a specchio per non prenderne 8, dando alle sue marcature riferimenti ben più certi di quelli di partenza. Chissà che quell’Italia cestistica, outsider, e con grande cuore e difesa, non sia un esempio per il Napoli. Infatti il dato da cui ripartire non sono i 12 gol in 3 partite ma il solo gol subito in altrettante gare.

Massimo Scotto di Santolo

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