Crotone-Napoli 0-4: se il Napoli fosse del nord sarebbe un piccolo Milan

Crotone-Napoli, l’azzurro non impressiona, ma continua a vincere nonostante gli manchino i rigori del Milan, calciatori talvolta decisivi e 4 pt sacrificati all’altare del “Tavolino” per aver dato ascolto all’ASL. Not bad, esclamerebbe un anglosassone.

1. Crotone fumoso

Se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari. Se Zeman non avesse scelto di schierarsi contro i poteri forti sarebbe un piccolo Guardiola. Un Barcellona molto meno spietato sotto porta sarebbe un piccolo Crotone. Se Messi non realizzasse gol a vagonate sarebbe un piccolo Messias. I numeri degli azzurri in Crotone-Napoli sono estremamente ragguardevoli.

Questo consente rapidamente di comprendere che il Napoli allo Scida non avrebbe mai passeggiato. Stroppa che per devozione zemaniana tende a muovere, piuttosto che le ali, le mezze ali in diagonale fa giocare ad alta intensità i calabresi, cercando un equilibrio tattico con un difensore in più. Il mister crotonese offre alla platea calcistica un 352 arioso. Il Crotone fino ad ora ha ospitato tutte le prime della classe, manca soltanto l’Inter. Poiché le salvezze si costruiscono in casa non bisogna cantare ancora il de profundis agli squali, i quali già una volta rimontarono una situazione disperata salvandosi. All’epoca, in panchina c’era Nicola e in attacco Falcinelli.

Quest’ultimo andò in doppia cifra di reti realizzate. Ecco, il Crotone paga una mole di gioco piacevole e briosa ma mai ficcante. Simy ricorda una quercia silenziosa e centenaria, protegge meravigliosamente la palla. Messias gli ronza intorno come un picchio, che parrebbe in grado di perforare qualsivoglia difesa. Eppure entrambi smarriscono gusto e acquisiscono per la propria squadra perdenza vanificando la loro abnegazione sotto porta. Non propriamente cecchini, l’albero perforato dal picchio ospite.

2. Un Napoli vittorioso

La non continuativa fluidità di gioco non permette di stimare ancora il vero valore di Gattuso. Sembra sempre che siano i demeriti degli altri a farci grandi. A costituire, stasera, una diminutio per il Napoli sembrerebbe l’espulsione di Petriccione. Il bassotto dal grande fiuto per i palloni e dall’irrefrenabile vivacità sulla mediana, che sovente sfocia in disordine quando applicato al ruolo di regia, a causa di entrataccia lascia in 10 il Crotone contro un Napoli, grazie al polacco Zielinski, a trazione anteriore ma non di certo squilibrato.

Insigne, Lozano e Petagna hanno potuto affrontare tre mismatch contro rispettivamente Cuomo, Marrone e Luperto; i quali poi in campo aperto, prima, e in inferiorità numerica di squadra, dopo, hanno manifestato tutta la loro sofferenza nei duelli individuali. Zielinski, che certe sere ricorda la centralità estetica dell’étoile di Parigi, ha impedito che il duro proletariato di Demme e Bakayoko non trovasse un eccessivo distaccamento ideologico, tradotto in metri di campo, dalla delantera azzurra.

In Crotone-Napoli gli squali hanno giocato per 30 minuti ad altissimo voltaggio. Se l’arbitro non avesse espulso Petriccione, quel tipo di ritmo avrebbe mantenuto eguale intensità per 90 minuti? Forse no. Il Napoli avrebbe vinto lo stesso, non 0-4, ma chiuso i giochi probabilmente nella seconda metà del 2 Tempo. Petriccione ha solo evitato al Napoli una ennesima e sudatissima vittoria.

3. Dieguito Demme

Sugli scudi il ritrovato Dieguito Demme in Crotone-Napoli. Messo inizialmente da parte dallo stesso Gattuso per far posto alla belva della mediana, Bakayoko, e perse successivamente le distanze in un 4231 oltremodo offensivo la cui inefficienza operativa è esplosa nella sconfitta interna contro il Milan, Rino in concomitanza con la morte di Diego Maradona ha rispolverato l’orologio da polso tedesco.

Demme non fa nulla che sia sbagliato ma non appare capace di sconvolgere mai una partita con una singola giocata personale ed esclusiva, sebbene controlli il battito della squadra sia in difesa che in attacco. E’ un tranquillante naturale. Anche la sua innata capacità di recuperare palloni si esprime con una serenità disarmante. Mai arrembante e tecnicamente sopraffino, il tedesco di origini calabre ma cresciuto sognando Napoli e Maradona organizza la manovra con una semplicità così trasparente da dover rivedere le categorie del talento.

Inoltre, in questo momento della stagione risulta talmente indispensabile che per azzannare il momento Demme ha iniziato a realizzare anche reti che due in una sola stagione rappresentavano un vizio a cui raramente in carriera si è lasciato andare. Illuminista.

4. Andrea Petagna

Petagna, invece, ricorda come il gioco di Gattuso abbisogni di una punta di peso. Il giro palla approntato da Rino, per molti inutile, è innanzitutto difensivo – se la palla la ho io gli altri non possono segnare -; in secondo luogo, è un’esca: tirare fuori gli avversari dalle proprie posizioni convincendoli a pressare in avanti e infine, laddove non sia possibile uscire palla a terra e ragionando, un bel calcione a cercare la sponda di Petagna. La seconda palla, qualora il bulldozer ex spallino metta già il rilancio del suo compagna di squadra difensore, è aggredibile dai tre trequartisti azzurri verosimilmente in uno contro uno al cospetto dei difendenti avversari.

Perciò Petagna, in assenza di Osimhen, ben più di Mertens risulta funzionale al ruolo di prima punta. Alla Giroud con la Francia campione del mondo: “io sgomito voi segnate” disse così Olivier a Mbappe e Griezmann. Ovviamente Petagna non ha gli stessi scores realizzativi di Giroud, ha però toccato vette importanti con la Spal, la quale per necessità virtù intravedeva in Andrea l’unica bocca di fuoco armabile. A tal punto ciò che Semplici per due anni ha costruito una squadra che giocasse esclusivamente a suo uso e consumo.

Mi sembra nell’ordine delle cose che sia Petagna a disposizione del Napoli e non il contrario. Altrettanto che due, i gol fatti sino a Crotone-Napoli dal centroavanti azzurro, siano un ricompenso che debba soddisfare tutti. Chiedere di più sarebbe ricercare un tesoro che non c’è.

5. I rigori dopo Crotone-Napoli

Il Napoli, dunque, resta a -6 pt dal Milan benché come in premessa si ricordano i 4 pt lasciati in Tribunale. Uno di penalizzazione, tre dati in omaggio dalla giustizia sportiva a tavolino alla Juventus. Il Napoli sul campo ha collezionato 21 punti con una partita ancora da giocare. Potenzialmente a – 2 dal Milan, che regge ritmi impressionanti sia in attacco che in difesa. La classifica è la sublimazione di questo perfetto equilibrio tra le due fasi che spesso in Europa viene un po’ meno.

Altrettanto devastante è la capacità del Milan di procurarsi rigori. 8 in 10 partite di campionato, per l’appunto. Una media ben superiore a quella altrettanta dopata da errori grossolani della Lazio, che alla fine ne guadagnò 14 di tiri dal dischetto. Il Milan nella classifica particolarissimi degli expected goals (Xg) è primo. Xg è l’acronimo con cui si concretizza in percentuale le possibilità di fare gol di una squadra in relazione al suo sforzo offensivo. 8 rigori risultano statistica gonfiata per quanto la metà dei penalty ricevuti risulterebbe un numero alquanto coerente con la capacità offensiva.

Il Napoli, che insegue al 2 posto, avendo gli stessi pt dell’Inter ma sul campo una partita in meno, ha il migliore attacco ed è seconda nella classifica degli Xg. Inoltre, al 17.11.2020 gli azzurri erano la squadra con il maggior numero di tiri verso la porta e il maggior numero di tiri nello specchio della porta. I partenopei hanno ricevuto in cambio 0 rigori. Per la precisione 9 nelle ultime 86 partite. Tra la vetta e il Napoli di Crotone c’è anche tanta “sfortuna”.

Massimo Scotto di Santolo

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