Nell’ottobre 2019, uno dei più quotati e ascoltati Centri Studi, il CSIS, aveva ipotizzato e previsto lo scoppio di una nuova pandemia da coronavirus nei minimi dettagli molti simili allo scenario del Covid-19
Samuel Brannen, a capo del Risk and Foresight Group del CSIS, e Kathleen Hicks, vicepresidente senior del CSIS e Direttore dell’International Security sono i coordinatori dello studio.
Nell’ottobre 2019, hanno convocato un gruppo di 20 esperti in salute globale, bioscienze, sicurezza nazionale, in risposta alle emergenze. Un gruppo di discussione per lavorare su ciò che sarebbe accaduto se una pandemia globale avesse colpito improvvisamente la popolazione mondiale. La malattia al centro dello scenario era un coronavirus nuovo e altamente trasmissibile.
Gli esperti hanno analizzato il modo in cui gli americani e la comunità globale se la sarebbero cavata. In che modo la pandemia avrebbe stressato risorse, burocrazie e relazioni internazionali. La simulazione ha mostrato come il mondo è cambiato in modi che rendono molto più difficile contenere le malattie. Alcuni degli errori che alimentano la sua diffusione sono già avvenuti nell’attuale epidemia.
Evoluzione dell’epidemia simulata
Si è ipotizzato che un virus creato da un laboratorio di ricerca è stato rilasciato per la prima volta in Europa. Il coronavirus nello scenario si è diffuso in modo molto simile al virus di oggi, saltando tra i Paesi attraverso i viaggi aerei internazionali, causando problemi non solo per i loro sistemi sanitari, ma per economie e leader politici.
L’epidemia immaginaria si diffonde rapidamente, con un tasso di mortalità del 3,125% (secondo l’Organizzazione mondiale della sanità circa il 3,4% dei casi riportati di COVID-19 è deceduto) dall’aeroporto di Berlino Tegel a una serie di destinazioni internazionali di collegamento. Un individuo infetto ha trasmesso il virus mentre transitava dall’aeroporto tedesco. Quindi proseguendo per l’aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York e viaggiando verso diverse destinazioni aggiuntive nell’area di New York, continuando a trasmettere il virus.
Nei tre mesi successivi alla sua prima trasmissione da uomo a uomoall’aeroporto di Tegel, il virus immaginario si è diffuso rapidamente in Europa, Nord America, Nord-est asiatico e Medio Oriente.
Quello che segue è praticamente quanto sta di fatto accadendo adesso. I governi iniziano adottare misure a breve termine per cercare di rallentare la diffusione, come i divieti di viaggio e la chiusura delle frontiere.
DIVIETI POCO EFFICACI
Divieti ben poco efficaci nel rallentare la diffusione del virus. Infatti quando quelle misure sono state adottate il virus aveva già iniziato diffondersi. In primis attraverso corridoi aerei internazionali e un’ulteriore trasmissione da uomo a uomo. Come per il COVID-19, il coronavirus simulato era trasmissibile prima che i portatori mostrassero sintomi gravi, quindi le autorità, come sta accadendo, si sono ritrovate spiazzate.
MISURE DI CONTENIMENTO
Nel video il gruppo si interroga su come tamponare l’emergenza economica e la pericolosa circolazione di fake news. Addirittura si ipotizza la chiusura di Internet per evitare la diffusione del panico incontrollato.
Molti, secondo il CSIS, gli elementi che la simulazione ha prodotto e che possono essere utili per affrontare COVIN-19.
In ambito economico e sanitario le azioni preventive sono fondamentali. La cooperazione a livello nazionale e internazionale tra governi, aziende, lavoratori e cittadini è importante prima che la crisi scoppi. Un virus non conosce confini, come abbiamo già visto con l’epidemia del mondo reale. Uno stress come una pandemia aumenta la sfiducia tra i Paesi. Nel mezzo delle tensioni commerciali, della crescente ingerenza di un Paese nella politica interna di un altro e delle crescenti tensioni militari nei punti caldi di tutto il mondo. Organizzazioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono sempre più prese dimezzo, incapaci di svolgere la loro funzione neutrale prevista .
STATI E COMPETIZIONE
Gli Stati sono in competizione l’uno con l’altro anziché cooperare. Ignorano la natura intrinsecamente transnazionale della minaccia, mentre cercano di minimizzare gli aspetti negativi per le loro popolazioni, economie e partito al potere. Nello scenario simulato, queste tensioni internazionali hanno inibito la condivisione delle informazioni. Proprio come abbiamo visto inizialmente dalla Cina con COVID-19 e come sta accadendo in Europa.
COMUNICAZIONE E DISINFORMAZIONE
La comunicazione su un substrato di fiducia è vitale. Come la necessità di messaggistica coerente e fonti attendibili di informazioni. Un ingrediente fondamentale per affrontare le pandemie è l’ordine pubblico. Obbedienza a protocolli, razionamento e altre misure che potrebbero essere necessarie. Oggi la fiducia del pubblico nelle istituzioni e nei leader è fragile. Colpevole anche la disinformazione scientifica.
Non è necessario guardare oltre il movimento antivaccinazione per vedere come la disinformazione può effettivamente compromettere gli obiettivi di salute pubblica. Essa è particolarmente dannosa in un paese già in crisi. Sia che sia esterna o di stato, porta nel popolo sfiducia nei propri governi. In questo scenario sarà vitale il settore privato. In possesso della più alta innovazione scientifica per i vaccini.
CONCLUSIONI
Le conclusioni alle quali giunge il CSIS al termine dello scenario sono preoccupanti. I leader semplicemente non prendono la salute abbastanza seriamente come un problema di sicurezza nazionale. Affermazione sostenuta guardando agli Stati Uniti, ma non solo. C’è anche una debolezza a livello globale.
Esistano organismi dedicati al coordinamento globale, come l’OMS. Ma i Paesi danno la priorità alle considerazioni internein tempi di crisi. A scapito del coordinamento e della collaborazione internazionale. Anche all’interno dell’Unione Europea, i Paesi prendono le proprie decisioni indipendenti in risposta a un’epidemia. Vediamo già crescenti attriti dalle chiusure delle frontiere e dai divieti di viaggio alle restrizioni all’esportazione dei medicinali.
“Il nostro – affermano Brannen e Hicks, «non è stato il primo scenario pandemico a sollevare seri interrogativi sulla forza del sistema sanitario globale. Il Johns Hopkins Center for Health Security ha sviluppato un esercizio pandemico particolarmente eccezionale, Clade X. Purtroppo questi avvertimenti non sono stati presi abbastanza sul serio”
I leader si affrettano a reagire all’epidemia in corso, rimanendo incapaci di prevenire la prossima. Rincorrere le crisi ha un costo sbalorditivo in vite e dollari. Nella crisi attuale verranno spesi decine se non centinaia di miliardi di dollari. Ma poco di quel denaro affronterà le questioni di fondo e la preparazione alla prossima pandemia.
