Udinese – Napoli 1-2: la confusione azzurra

Gattuso raccoglie all’ultimo respiro in quel di Udine gli 8 punti in 6 partite. Bottino che lo tiene ancora a galla. La confusione del Napoli sul prato verde rimane intatta nonostante la vittoria. Gotti, meraviglioso nel preparare il match con la velocità di Lasagna ad attaccare la linea del Napoli, mentre De Paul ha annichilito la coppia in mediana del Napoli.

1. Confusione societaria e tattica.

Un suo uomo salva Rino dal baratro: Tiemoue Bakayoko. La società ha costruito una squadra per tre allenatori differenti: Ancelotti, Gattuso e Juric. Questa confusione tecnica ha costretto Gattuso a selezionare i suoi intoccabili, riducendo la rosa da un punto di vista numerico ma anche, ovviamente, di soluzioni possibili.

Gli infortuni, provocati da una gestione non ottimale delle risorse nella prima parte di stagione – penso a Koulibaly i cui straordinari hanno costretto Manolas a giocare il turno infrasettimanale e a perderlo per chissà quanto tempo -, oggi inducono Gattuso ad attingere da quei giocatori non appartenenti alla cricca dei titolari.

Ciò ha generato prima confusione tecnico-tattica e poi le sconfitte in campo, che hanno tolto fiducia ai calciatori e innestato il germe dell’instabilità psicologica. Da cui gli errori contro Spezia, che però restano meno giustificabili di quelli di oggi pomeriggio.

2. Gattuso: sette vite come i gatti

Tra una voce di un esonero e uno scempio in campo, Rino colleziona, dall’infortunio di Osimhen in poi, una vittoria dopo ogni Waterloo calcistica. Udinese post Spezia; Cagliari, post Torino; Roma, post Milan etc. Gattuso è araba fenice che risorge dalla sue ceneri. Per un allenatore gran pregio non fidelizzarsi mai ai trend. O troppo bene o troppo male. Caratteristica implicita ed endemica alla sua identità istrionica e trasformista di allenatore.

Anche i numeri gli strizzano l’occhio: in fondo potrebbe arrivare ancora ai 40 pt. Il Napoli da ormai 3 gironi completi non sfonda il muro dei 40 pt. In ogni caso ha modo di migliorare i pt fatti nel girone di ritorno della stagione scorsa. E siccome la prima mano ritinteggiante Castevolturno Giuntoli l’ha messa dal secondo anno di Ancelotti in poi, il progressivo crescere di punti a passo di cicala è segno di una ricostruzione che a fatica sta funzionando. E sta funzionando sotto la cura Gattuso.

La migliore difesa del campionato sebbene con una partita in meno, insieme ad un attacco che per ora senza Osimhen e Mertens se la cava, rappresentano due elementi che forse veramente disegnano un quadro per cui, se non ci fossero le brutte prestazioni in campo, le assenze rappresenterebbero il perfetto alibi per Gattuso. Tuttavia, la domanda resta sempre la stessa e aperta: è stata scelta avveduta fondare un intero impianto di gioco sulle caratteristiche di un ragazzo di 22 anni, quale Osimhen? Si giustappone a margine l’ulteriore sottodomanda per cui non era il caso di dotarsi di attaccante di scorta dal cartellino meno oneroso e però con eguali proprietà del nigeriano?

2. La vittima della suddetta confusione: Amir Rrahmani

Bisogna criticare Rrahmani ma parlando di calcio, non da haters. Il suo errore ha mille spiegazioni e attenuanti per quanto gravissimo. E la sua sostituzione ha inficiato il famigerato skill della coerenza riconosciuto solitamente a Gattuso. Perché Maksimovic contro lo Spezia andava psicologicamente preservato mentre Rrahmani no?

Amir, abituato peraltro ad un gioco completamente diverso: in quanto marcatore instancabile ma non fine dicitore, Juric lo ha lanciato alla ribalta come braccetto di una difesa a 3. Tale ruolo gli permetteva non solo di salire in avanti ma anche di avere le dovute coperture alle proprie dal libero di turno (Kumbulla, giocatore dalla grande intelligenza e dal grande posizionamento difensivo). Il suo passo ricorda sul lungo quello di Skriniar ma con meno velocità e capacità di recupero.

Ulteriore input all’Hellas, in fase di possesso, per Rrahmani era o portare palla o lanciare sulla prima punta, mai palleggiare. E il palleggio, laddove richiesto, era codificato. Rrahmani ad Udinese più che il gesto tecnico ha sbagliato dapprima la postura del corpo, errata per chi deve ricevere un passaggio. In seguito, sotto la pressione offensiva dell’attaccante friulano e il controllo altrettanto approssimativo (figlio della postura corporea raffazonata di cui sopra), ha peccato d’ingenuità cercando un retropassaggio timido, dettato dalla paura, piuttosto che spazzare, con la risolutezza del lungo corso, via la palla.

E non si vuole tirare in mezzo l’attenuante per il pavido Amir di non calcare un campo da gioco esattamente da 6 mesi. Il bosniaco si è anche, nelle more, fatto male ad una spalla e beccato il covid.

3. Redivivi Meret, anche detto Garellik, e Di Lorenzo

Contento per Meret che ha messo i piedi, rievocando Garella, sulle occasioni clamorose costruite dall’Udinese, sciupona e punita nel finale come il Napoli contro lo Spezia. Gotti aveva ben preparato la squadra con difesa bassa e ripartenze. Lasagna su suggerimento di De Paul ha squarciato l’impianto difensivo di Gattuso, basato sui principi del Napoli di Sarri.

Meret, che ha cambiato preparatore dei portieri (passando da Nista a Fiori), sta modificando anche tutta la sua struttura tecnica. Le parate di piede suggeriscono questo. Lo si sta portando verso quell’atteggiamento brasiliano e tedesco di stare tra i pali, cercando di cancellare 20 anni di allenamento presso la scuola italiana. Lo si nota nelle sue difficoltà, anche odierne, di uscita alta, amando, Alex come De Sanctis, muoversi sulla linea di porta e piuttosto rimediare con parate di grande esplosività. Quest’ultima in progressivo affievolimento, visto che Meret sta inserendo tanta robustezza muscolare nel tronco corporeo.

Caratteristica fisica necessaria per comandare i cieli dell’area di rigore. Notevoli i miglioramenti di Meret nella fase di possesso palla ma lì si è potuto intervenire più facilmente. Su tale abilità gli allenatori precedenti di Meret non avevano mai lavorato.

Di Lorenzo, riproposto Dif. Cen., ricorda ai tifosi del Napoli che è al 3 ruolo in 2 anni. 3 gol + 7 assist. Ora et labora: non un fenomeno ma in termini offensivi il miglior terzino destro di De Laurentiis dal Maggio di Mazzarri. Solo che Christian giocava quinto di centrocampo.

Massimo Scotto di Santolo

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