Inter-Tottenham 2-1, Il gol di Vecino per la svolta?

Sono pochi, ma significativi, gli elementi necessari a farci comprendere la grandezza di una competizione come la Champions League. Sono pochi, ma significativi, gli elementi necessari a farci comprendere le dinamiche e il valore del colpo di testa di Vecino al minuto 92. L’Inter batte 2-1 il Tottenham, la squadra da superare e lasciarsi dietro nell’economia di un girone decisamente complesso.

“L’ha ripresa Vecino“. Spalletti, complici le assenze di D’Ambrosio e Vrsaljko, sceglie di adattare Skriniar sulla destra, cercando di limitare la verticalità e la rapidità di Son. La linea difensiva dell’Inter si disegna a 3 in fase di possesso e a 4 in fase di non possesso, con Miranda, De Vrij e Asamoah. In mezzo al campo è Vecino a occupare il posto di Gagliardini, escluso dalla lista, insieme a Brozovic al suo fianco e Nainggolan a galleggiare nella trequarti. Esordio assoluto poi per Politano in Champions, con Perisic nella sua consueta zona di sinistra e Mauro Icardi come punto di riferimento avanzato.

L’INTER

Le tremende difficoltà in fase di costruzione riscontrate in questo inizio di stagione vengono ormai certificate partita dopo partita. Il match con gli Spurs, d’altro canto, ha enfatizzato questo aspetto e mostrato contemporaneamente l’altra faccia della medaglia. I nerazzurri sono stati infatti bravi a sfruttare a loro vantaggio la naturale tendenza della squadra di Pochettino a condurre sempre la partita attraverso il dominio del pallone e del gioco posizionale. Spalletti pretendeva dai suoi una gara di personalità, sperando in una sterzata.

Dal punto di vista tattico l’ha preparata cercando di limitare le sicurezze e i princìpi degli inglesi, disturbando spesso il palleggio della loro fase di uscita e incrociando le dita circa la tenuta fisica necessaria per poterlo fare con continuità nell’arco dei 90 minuti. La strategia ha dato in alcuni casi i suoi frutti. Soprattutto nel primo tempo infatti, alcuni episodi hanno mostrato come questo atteggiamento tattico sia forse il più congeniale alle caratteristiche dei giocatori. Lo sviluppo differente che questi stessi episodi potevano avere, inoltre, avrebbe probabilmente determinato da subito l’efficacia della strategia adottata.

Il TOTTENHAM

Il Tottenham si è presentato a San Siro con diverse assenze. Se quelle di Lloris e Alli erano preventivate per infortunio, quelle di Alderweireld e Trippier sono invece avvenute per scelta tecnica. Alla base potrebbe esserci un litigio successivo alla sconfitta in campionato contro il Liverpool.
Unica novità di formazione, esclusi i non presenti, è stata quella di Lamela titolare al posto di Lucas Moura. Quest’ultimo il vero uomo in più a disposizione di Pochettino quest’anno.

Lo schieramento prevedeva l’argentino nominalmente sulla corsia di destra ma portato naturalmente a venire dentro al campo, e la scheggia Son libero di supportare Kane, aprirsi sull’esterno per puntare e saltare l’uomo o abbassarsi per ricevere il pallone e creare superiorità numerica in conduzione. Dier e Dembelè a fare filtro, con il belga a tratti dominatore, e il genio di Eriksen a fluttuare sempre nella zona di campo giusta per avviare o rifinire l’azione in verticale. Aurier ha preso il posto di Trippier sulla destra, e Davinson Sanchez quello di Alderweireld come centrale di destra, con Vertonghen e Davies a completare il reparto. In porta ancora una volta il non irreprensibile Vorm.

LA FORZA E LA FRAGILITA’ DEGLI SPURS

La forza e al tempo stesso la fragilità del Tottenham sta nel consolidamento. Talmente completo dei princìpi di un sistema di gioco comunque tatticamente fluido da aver forse rallentato o addirittura frenato il processo di maturità e di adattamento mentale allo sviluppo della gara. Il progetto avviato e portato avanti dalla società è un esempio per il calcio europeo. Le idee di Pochettino hanno permesso al movimento calcistico inglese di crescere. Il valore assoluto dei calciatori della squadra è ora decisamente alto anche grazie al suo lavoro. Fondamentale anche la visione e le idee chiare della dirigenza, alla capacità di scegliere su chi investire.

Tutto questo è vero, o almeno condivisibile, e non va dimenticato. Ma è altrettanto vero che al quinto anno di gestione, non il secondo e nemmeno il terzo, è doveroso pensare di non potersi più accontentare semplicemente di vincere partite solo quando l’avversario viene dominato. Giustificare le sbandate a partita in corso parlando di errori costruttivi e di crescita futura è meno tollerabile giunti a questo punto del percorso. La lettura delle partite in corsa e la forza mentale che ne deriva sono requisiti ora non più da ricercare ma necessari. Il mancato adattamento mentale alla gara rende spesso inutile quello tattico, che invece la fluidità del sistema permette. E rappresenta l’ultimo ma decisivo passo per trasformare la semina di virgole di qualità e illusori punti sospensivi (si veda lo 0-3 di Old Trafford) in raccolta di punti fermi.

SVOLTA INTER?

Necessaria è sicuramente anche la sterzata che questa incredibile vittoria dovrebbe dare all’Inter. L’immagine del colpo di testa di Vecino in zona Cesarini ha ormai assunto tinte letterarie. L’uruguaiano è a tutti gli effetti l’uomo della Champions e della Provvidenza, nonché fautore diretto della svolta che la stagione dei nerazzurri potrebbe avere. Le difficoltà e la lentezza in fase di possesso, unite alla condizione fisica non ancora ottimale, non possono di certo scomparire da un giorno all’altro. Così come la preoccupante poca occupazione dell’area di rigore durante le fasi di attacco.

La sensazione è che la presenza di un giocatore come Rafinha in questo senso sia stata sottovalutata. Oltre ovviamente al mancato riscatto di Cancelo, vero regista esterno arretrato, la personalità e la classe del brasiliano avevano avuto lo scorso anno un impatto molto forte. Un giocatore come lui, con le sue caratteristiche, in questo momento all’Inter manca. La capacità sia di supportare Brozovic in fase di costruzione che di farsi trovare libero negli spazi di mezzo per ricevere e dare evoluzione alla manovra è stata spesso la chiave in molte partite. Spalletti si è messo in discussione proprio perché consapevole che con l’arrivo di Nainggolan in quella posizione, gli effetti, seppur completamente diversi dal punto di vista tecnico, fisico e tattico, devono toccare almeno quei livelli.

Il GOL DI ICARDI

Il gol di Icardi è un capolavoro, un gioiello. Un gesto tecnico che però, paradossalmente, mette l’attaccante argentino parzialmente dalla parte del torto. Se il physique du role del capitano non gli appartiene, anche la pigrizia e la passività in campo in numerose circostanze contribuiscono in negativo. Parliamo di un attaccante del 1993.

Da quattro stagioni ormai ha dimostrato a suon di numeri impressionanti di essere uno dei migliori finalizzatori al mondo. Ma guardando alla fattura del gol di ieri, più di un pensiero al fatto che questo giocatore abbia le carte in regola per muoversi in campo diversamente e modernizzarsi deve essere sfiorato in molti. D’altronde, con l’arrivo proprio di Nainggolan, Spalletti non può non aver riflettuto sull’importanza che i movimenti del centravanti hanno avuto per il rendimento strepitoso del belga. Qualche videocassetta di Dzeko a Icardi non farebbe male. Ne beneficerebbe la squadra tutta, e lui diventerebbe ancor più fenomenale di quanto non sia in questo momento.

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