E’ finita con una sanzione per Zeman, la guerra incominciata da Sebastiani in tribunale. Il collegio arbitrale ha motivato la condanna per “Insubordinazione e dissidio con il club”.
Tutto cominciò dopo la sfida con il Cittadella persa 2-0 dopo una delle migliori prestazioni del Pescara di Zeman bis. Dopo il match era previsto il riposo e il rientro per il voto nei rispettivi domicili. Con un messaggio Sebastiani impone il rientro a tutti. Il motivo, riunione tecnica, forse apparve ingiustificato al Boemo che, clamorosamente, decise di non rispettarlo. L’ordine societario di certo ma va rispettato, ma chi scrive è convinto dall’inizio della seconda avventura in B, che Zeman non è stato messo nelle giuste condizioni di allenare (ndr). Un mercato confuso e promesse non mantenute hanno incrinato un rapporto già minato da vecchie ruggini. E’ tutto scritto nell’articolo qui.
Ora purtroppo dopo l’ennesimo colpo basso di Sebastiani arriva l’onta di una sanzione ad un uomo che ha fatto della legalità, della disciplina e soprattutto dell’onestà il suo vanto. Davvero una delle più brutte pagine per la carriera del Muto, proprio nell’ultima capitale di Zemanlandia. A volerla vedere dal lato positivo almeno la condanna è arrivata con l’attenuante “diritto al riposo”, invocata dall’allenatore e i suoi legali. In parte accolta ma, sentenzia il collegio, doveva avvertire il club. Infatti il Pescara puntava ad una multa di almeno 20000€ in base all’accordo Aiac e Figc, che prevede in casi simili una multa non superiore al 30% del dodicesimo del compenso annuo lordo, di tecnico e staff.
Orami le battaglie fuori dal campo del Maestro di Praga non si contano più, ne ha dovute e volute affrontare tante per difendere se stesso e la sua idea di campo, “colpevole” solo di essere rivoluzionaria.
SALVIO IMPARATO
