Il sottrarsi ad un risposta, da parte di Jurgen Klopp, sul coronavirus, diventa un’inevitabile lezione alla folla di opinionisti ignoranti-arroganti, ma soprattutto non richiesti.
Chiediamoci se un’opinione sacrosanta come questa di Klopp, che in un mondo sano dovrebbe e potrebbe però essere di tutti, venga invece a costituire praticamente un unicum.
La verità è che viviamo in una bolla. In una realtà virtuale in cui si è chiamati a dover necessariamente metter bocca su tutto. Pretendere di avere ragione a prescindere dalla sostanza di ciò che poi accade. Trasformare ogni discussione in potenziale sfogo di frustrazione e gioco al massacro che non porta mai a nulla di concreto.
Questo perché ci viene insegnato ormai che sentirsi migliori vale decisamente di più che essere migliori. Che avere qualcosa da dire, sempre e comunque, è tanto obbligatorio quanto rifiutarsi di ammettere che esistono determinati ambiti e settori in cui bisognerebbe avere la forza di ascoltare, piuttosto che specchiarsi dal gradino più alto del proprio podio.
Il paradosso è che la lezione di umiltà debba arrivare da chi ha recentemente condotto la propria squadra sul tetto prima d’Europa e poi del mondo. Ma quando arrivi finalmente primo. Restando sempre fedele a te stesso. Andando nella direzione quasi opposta rispetto a quella che molti considerano unica o prioritaria. Allora è decisamente improbabile che tu possa farti cogliere impreparato di fronte alle regole imposte dal successo, che dicono automaticamente di te che devi essere un esempio ancora maggiore per tutti, non solo per i colleghi e gli addetti ai lavori.
Empatia, carisma, intelligenza e onestà intellettuale sempre. Ironia e leggerezza quando c’è da pesare e sdrammatizzare l’importanza esasperata di alcuni momenti e situazioni. Trasparenza, quando si riconosce la propria fallibilità e si ammettono i propri errori senza per questo sentirsi più fessi degli altri o aver paura di qualcosa da cui poter imparare.
La portata di un pensiero si stabilisce anche in base alla quantità di spunti che esso riesce a fornire. Avevano chiesto a Klopp soltanto se fosse o meno preoccupato. Ma per fortuna, come al solito, ci ha messo qualcosa di suo. Per sfortuna, invece, nonostante la rilevanza mediatica, sappiamo benissimo che il nostro resta il paese dei balocchi. Basta pochissimo per dimenticare e un’eternità per provare a cambiare. Tra il menefreghismo e il catastrofismo chi esce sempre sconfitto è il buon senso. Così come tra il prevenire e il curare dovremo sempre inchinarci all’eccellenza di chi ci cura.
Influenzati e influenzabili da ben prima del coronavirus.
Gioacchino Piedimonte
