Gigi Maifredi: “In Italia poca fantasia. Si vive ancora su quanto fatto da me e Zeman”

Gigi Maifredi ha rilasciato forti dichiarazioni a Tuttomercatoweb.com. Il suo è un duro attacco al modo si preparare gli allenatori a Coverciano.

“I problemi della serie A? Credo che fortemente indiziato sia Coverciano – confessa Gigi Maifredi – dove ti insegnano a essere tatticamente impeccabile e a giocare sugli avversari e questa è la cosa peggiore. L’Italia purtroppo non sforna gente di fantasia. Ancora si vive su quanto fatto da me e Zeman. Che poi è stato messo alla conoscenza di tutti da Arrigo Sacchi che si è adeguato a un gioco nuovo avendo una squadra fantastica. Ed è diventato un gioco che è ancora attuale”.

Che cosa serve allora?

“Il calcio non può star fermo ad una sola impostazione. Serve uno strappo e non vedo gente che salvo eccezioni, abbia la capacità di farlo. C’è bisogno di una squadra importante che faccia un gioco nuovo e può essere allora a quel punto un modello. In Italia non c’è più fantasia ma un impegno tattico incredibile. Il campionato italiano è il più difficile di tutti perchè se fai una cosa c’è subito lo studio per pararla, mentre all’estero si è più liberi mentalmente, lo dimostra anche l’Inghilterra con un gioco improntato su giocatori con caratteristiche diverse da quelle che ci sono in Italia”.

A Coverciano cosa occorrerebbe fare?

“Mi hanno chiesto spesso se volevo far qualcosa ma non ne ho mai sentito la voglia. Se vado a dire certe cose, sono atipiche e verrei combattuto come uno che bestemmia. Bisogna partire dalle conoscenze tecniche dei giocatori e poi occorre che emerga la fantasia. A Coverciano ti indottrinano in tutto, dalla medicina alla psicologia, e quando esci di lì sei bravo a rispondere ai giornalisti e bravo in campo ad applicare il tuo credo. Io vorrei invece che mi dicessero invece 5 modi intendere calcio. Invece uno esce da lì col suo unico modo che ha in testa. Nel basket ad esempio vengono fatti degli aggiornamenti ogni 3-4 mesi e i tecnici vanno ad imparare quel che altri propongono. Qui ognuno è geloso di quel che ha e pare se lo voglia portare nella tomba”.

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