La finale di Europa League di quest’anno ha un sapore antico. Si sfidano due squadra dal valore nostalgico. Da una parte, il rinato dopo il fallimento Glasgow e dall’altro i tedeschi, grandi programmatori di calcio, del Francoforte. Tre amici scozzesi, di fede Rangers, a 50 anni di distanza si sono dati appuntamento per una nuova finale europea in terra di Spagna.
1. IL FALLIMENTO
È Fallito. Non c’è più nulla da fare. La Scozia così restava orba, priva della sua essenza calcistica, del the old firm derby. Glasgow Rangers, i protestanti, da una parte e il Celtic, i cattolici, dall’altra. Questione di religione, di fede, in quali colori credere. Entrambi gli stadi di Glasgow gremiti.
Si canta, si canta in onore di un’appartenenza e per ricordare alla vicina Inghilterra che la Scozia non avrà conquistato l’Europa come i club della Regina ma che il derby più antico e vero lo avrà sempre lei. E poi, improvvisamente, più nulla.
I Rangers sommersi dai debiti spariscono dal calcio che conta. E tutte quelle storie, tutti quei trofei divisi tra loro in blu e i rivali in bianco verde, risucchiate in un presente bastardo. Il passato di entrambi i club più famosi di Scozia è stato glorioso. Fatto anche di finali di Coppe di campioni o Uefa o Coppa delle coppe.
2. IL 1972
A noi però interessa il 1972… Lou Reed cantava “Perfect day”.
E 4 amici scozzesi, che ricordavano più i Beatles che tifosi rangers, si recavano a Barcellona – stadio Camp Nou – per la finale di Coppa delle Coppe tra Glasgow e Dinamo Mosca.
Avrebbero vissuto un giorno davvero perfetto: durante la notte e lungo le ramblas era tutto un risuonare “Follow Follow We Will Follow Rangers Everywhere Anywhere” mentre nel ventre del campo, dentro gli spogliatoi, il capitano scozzese John Greig fumava e si avvinghiava alla coppa persa già in due occasioni precedenti.
Poi più nulla di pari passo con la contrazione tecnica del calcio scozzese, il quale, invece, fino all’inizio degli anni 80 vantava buonissima competitività sia dei club che della Nazionale.
3. IL 2008: ULTIMA GIOIA EUROPEA PER I PROTESTANTI
Un sussulto insperato e terminale nel 2008. I Rangers centrano la finale di Coppa Uefa. Per l’ennesima volta affrontano una squadra russa, lo Zenit San Pietroburgo, ma stavolta perdono.
Non c’è nulla da festeggiare e da cantare. Le orecchie basse degli sconfitti diventano umiliazione quando 4 anni dopo il club annuncia il fallimento. Essere costretti ad una lenta risalita.
4. LA RISALITA
Ma Glasgow, a dispetto della sua intrinseca uggiosità, sa anche essere la casa del sole nascente come cantavano con successo il gruppo “The animals”.
8 anni dopo il crac, in modo tutto fuorché casuale se uno crede a certe dinamiche oscure del nostro sistema solare, il Glasgow è di nuovo in finale. Finale di Europa League, s’intende.
Esattamente al ricorrere del cinquantennale dall’ultimo trofeo vinto dai Rangers in campo internazionale. Alla guida dei Royal blu c’è uno che il Camp Nou, e non soltanto quello, lo ha arato: Giovanni Van Bronckhorst; il quale ha fatto in tempo anche a diventare idolo dell’Ibrox Stadium. Terzino sinistro olandese dalla grande carriera e ora allenatore del Glasgow Rangers.
La squadra non è la favorita, neanche della finale, ma ha messo in fila, tra le mura amiche di Ibrox, tutte le competitors più accreditate incontrate sul suo cammino.
5. IL GIOCO DEI ROYAL BLUES
Il gioco è semplice. Si spinge sulle fasce fin quando non si sfonda palla al piede o con cross puliti non si trova la testa dell’attaccante. Ci pensano le ali profondamente britanniche ma soprattutto i terzini.
Un sinistro e un destro le cui proprietà balistiche incantano: un croato, Barisic, e un inglese, Tavernier. Quest’ultimo, ormai trentenne, tira punizioni e calci di rigore ed è il difensore più prolifico d’Europa con 18 gol e 16 assist.
In mezzo al campo, quando ne ha e sta bene, Aaron Ramsey, cioè il corridore campestre più forte della storia del calcio con altri muscoli e minore propensione a frequentare l’infermeria.
Davanti gli scozzesi si concedono il lusso di avere El bufalo Morelos. Un attaccante dal baricentro basso ma dalla possente struttura e dal carattere del tutto incontrollabile, un idolo delle folle, che però ahinoi non sarà presente in finale per colpa di un infortunio muscolare.
6. L’AVVERSARIA, EINTRACHT FRANCOFORTE
La finale è del tutto insospettabile contro un’altra cenerentola, l’Eintracht Francoforte.
Squadra tedesca dalla programmazione calcistica invidiabile che ha eliminato un certo Barcellona a casa loro, lì dove il Glasgow ha trionfato per l’ultima volta in campo europeo.
Sparring partner, l’Eintracht, perfetto coprotagonista di una sfida sportiva nostalgica, molto anni ’70, di quando il calcio era un’eterna sorpresa nei suoi risultati e il mondo ancora diviso in due da una cortina polverosa di piombo e di gesso e sui muri color ocra qualcuno ci poteva rimanere secco.
Il proscenio della sfida è affidato nuovamente alla Spagna. Stavolta Siviglia, stadio Pizjuán. E per il dopo partita vincitori e vinti possono stare tranquilli: le stelle son le stesse di cinquant’anni fa e vanno a dormire tardi in Andalusia come in Catalogna.
7. I NOSTRI RAGAZZI
Chi manca?
I nostri 4 ragazzi! Che avevamo lasciato, giovani, a Barcellona mentre si godevano l’ebbrezza di una prima vittoria internazionale ma, inconsapevolmente, anche l’ultima.
In realtà ci sono anche loro. Eccoli qua in foto, oggi più di ieri, con la stessa voglia immutata di cambiare le idee alla Terra accanto alla propria rinata squadra.
A questo giro però sono in 3. Eh già, uno non c’è più… si è impiegato in banca. Si è arreso! Ma stasera ci sarà un popolo sugli spalti che combatterà anche per lui.
Massimo Scotto di Santolo
