In questo momento di difficoltà del Napoli, la tendenza ovviamente è quella di trovare un colpevole, che sia la società, l’allenatore o la mentalità della squadra, non ha importanza, basta trovarne uno per discutere e ridurre il tutto a risse virtuali. Si trascura l’analisi approfondita e la critica costruttiva, o si distrugge o si elogia, creando una frattura netta, un solco dove da un lato c’è il Sarrismo e dall’altro il Papponismo. Oggi scegliere da che parte stare non è utile, bisogna invece individuare le possibilità di miglioramento di tecnico e società, in base alle caratteristiche di entrambi. Quindi non limitare la storia alle presunte mancate rotazioni di Sarri, alla sua rigidità e ai mancati acquisti del presidente, ma all’analisi di queste cause, cercando di individuarne l’evoluzione e magari partecipare al gioco delle possibili soluzioni.
Il Napoli non è un top club europeo, lo dicono i conti, con due anni consecutivi di bilancio in rosso gli azzurri sono il trentesimo club europeo per fatturato, questo non bisogna dimenticarlo, ma resta comunque ai vertici del campionato italiano, frutto di un gioco specifico, fatto di sincronismi, croce, ma più delizia, di questo Napoli. Croce perché, in un calcio moderno, fatto di più competizioni, un sistema di gioco così estremamente legato ai suoi interpreti migliori si espone, inevitabilmente, a questi periodi di calo. Il paradosso è che questo limite, se vogliamo chiamarlo così per la mancanza di alternative, è la maggior fonte di delizia degli azzurri, appunto perché l’impiego esclusivo dei titolari ha portato ad un perfezionamento di ogni movimento, offensivo e difensivo, occhio che Sarri non lascia niente al caso, abbassare il baricentro e giocare sotto ritmo, senza lavorare, su determinati concetti e movimenti, per lui sarebbe inconcepibile, tante volte il calcio è stato teatro di squadre offensive non in grado di gestire la partita, abbassando l’intensità. Ecco perché questo tipo di gioco, da sempre, va sostenuto da un certo tipo di mercato, non certo quello dei top player che piacciono a certa stampa, ma quello di giocatori funzionali al sistema e con una certa esperienza. Sarri oggi ha disegnato un impianto di gioco, che deve sostenersi anche con questa capacità di fare mercato, una qualità che manca a lui come manca al Napoli, non ci si può permettere un difensore, pagato 30 milioni, attaccanti e centrocampisti non integrati nella rosa e da smaltire puntualmente. Questa squadra, negli interpreti principali, è stata assemblata da Benitez, che ha una profonda conoscenza del mercato e dei giocatori, e non sarebbe male perfezionarsi in questa caratteristica, vedremmo più rotazioni e duttilità, invece di giocatori sgraditi e inutilizzati, ma deve essere un aspetto condiviso, un miglioramento fatto insieme, perché una società e un allenatore che lottano per i vertici, non possono più mostrarsi così distanti sull’individuazione di elementi utili alla causa, anche per non dare voce a chi punta il dito su mancati acquisti o sul mancato aziendalismo del tecnico, che ogni anno è costretto, nelle emergenze, ad inventarsi qualcosa e attenderne gli effetti, il lavoro ha sempre aiutato Sarri e almeno questi due mesi, senza coppe europee, gli daranno la possibilità di dedicare tempo a quello che sa fare meglio, allenare.
SALVIO IMPARATO
